Prego, avanti, fate pure: abbattete del tutto la credibilità e il ruolo internazionale dell’Italia (o quel poco che ne resta). Sembra questo l’invito rivolto dai piani alti del Nazareno e di Palazzo Chigi a un Pd allo sbando. O Palazzo Chigi si adegua, asseconda e non contrasta, gli umori grilleggianti e antimiliaristi dei Democrat?
Se le ultime indiscrezioni, che vogliono il Nazareno orientato a esprimersi domani in Commissione alla Camera per un taglio drastico a un programma della Difesa a somma positiva come l’F-35, dovessero risultare corrette, il Paese si avvierebbe a un declino annunciato tanto sul piano politico tanto sul piano geo-strategico.
Prima ancora degli effetti economici costituiti dai mancati ritorni derivanti da un ulteriore taglio al sistema d’arma, c’è un capitolo che riguarda la capacità del Paese di rispettare gli impegni assunti con i propri partner.
L’aveva già detto Barack Obama qualche settimana fa durante il suo incontro con Matteo Renzi: la libertà ha un costo e non possono farsene carico solo gli alleati americani. Ieri lo ha ribadito l’Ambasciatore Usa a Roma John Phillips: “Noi abbiamo accordi con l’esercito italiano e si è detto che si andrà avanti. Siamo stati grandi partner, Italia e America insieme: però abbiamo bisogno degli investimenti militari e delle apparecchiature, per gestire tutto questo in futuro. È importantissimo”.
Ma forse non abbastanza importante per chi guida il Pd (e il Paese) e si è rivelato in questo caso pienamente complice, anzi fautore di una linea che ricorda l’antimilitarismo militante peggiore (peraltro di recente stimmatizzato dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano), dove a prevalere sono l’ignavia e la ricerca del consenso facile, ma mai la responsabilità. Altrettanto complice è il centrodestra, sia quello al governo sia quello all’opposizione, silente e assente.
La scelta di disarmare il Paese dopo il saccheggio del patrimonio industriale più strategico è forse l’ultimo atto di una classe dirigente che ha svenduto la credibilità dell’Italia.