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Fiat, ecco che cosa (non) deve fare il governo Renzi

Questo brano è tratto dalle conclusioni del libro “Made in Torino? Fiat Chrysler Automobiles e il futuro dell’industria” di Giorgio Barba Navaretti e Gianmarco I.P. Ottaviano, edito dal Mulino, in uscita l’8 maggio.

Il compito della politica economica non è facile. È evidente che nelle fasi di crisi intensa (e appunto nel breve periodo) ci sia un problema di sostegno dei lavoratori e delle attività colpiti. Ma nel lungo periodo l’obiettivo centrale deve essere la transizione verso attività economiche sostenibili a condizioni di mercato e non il sostegno ad ogni costo dell’esistente. Questa è stata la linea guida della politica economica americana di fronte alle difficoltà delle Big Three durante la Presidenza Obama. Linea perseguita con un’efficienza e una rapidità non ripetibile nel contesto istituzionale italiano.

I governi europei, al contrario, sono sempre stati più attenti a proteggere l’occupazione nel breve periodo evitando aggiustamenti dolorosi. Questo è il caso dell’utilizzo della Cassa Integrazione Guadagni straordinaria in Italia e della cassa in deroga, che tengono lavoratori senza lavoro attaccati alla loro impresa di appartenenza (spesso senza alcuna possibilità di ripresa) oltre ogni limite ragionevole o degli esborsi del governo francese per sostenere Peugeot-Citroën e Renault durante la crisi o della ricapitalizzazione della stessa PSA in questi ultimi mesi con fondi pubblici (oltre che con un nuovo partner cinese).

Così come gli interventi europei messi in atto nel 2008, all’esplodere della crisi finanziaria, sono stati essenzialmente di sostegno ai consumi e alla domanda, con interventi generali o addirittura mirati a specifici produttori, grazie all’introduzione di misure di emergenza in deroga alle regole EU sugli aiuti di Stato. Certamente, data la gravità della crisi, misure di sostegno della domanda sono state indispensabili. Ma allo stesso tempo l’aggiustamento verso una nuova e maggiore competitività è stato ritardato, non c’è stata una riduzione efficiente di capacità produttiva e non è chiaro quale sarà il panorama europeo quando la domanda, speriamo nel corso di quest’anno, ripartirà.

In un contesto in cui imprese sempre più globali possono scegliere dove e come produrre è indispensabile per un paese come il nostro poter offrire condizioni di competitività di contesto adeguate.



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