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Gender, inizio d’inversione di rotta?

È accaduto il 23 aprile e, come si suol dire, il fatto potrebbe costituire la classica “rondine che fa’ primavera”. Il Parlamento brasiliano ha infatti votato l’eliminazione da un testo di legge di un significativo passaggio che mirava a introdurre l’ideologia gender nelle scuole pubbliche dell’immenso Paese sudamericano. È stata la Commissione speciale del Congresso National, appositamente riunita per analizzare il “Piano Educativo Nazionale”, che fissa obiettivi e strategie per i prossimi 10 anni e stanzia importanti investimenti pubblici nel settore dell’istruzione, ad esprimere parere negativo sulla proposta, proveniente dalla Giunta di governo della presidente Dilma Rousseff, d’introdurre la definizione di “uguaglianza di genere e di orientamento sessuale” nell’importante testo legislativo. Come ha commentato il deputato brasiliano Antonio Bulhões, del Partito Repubblicano, se non si fosse stralciata dal Piano Educativo Nazionale la definizione di “genere sessuale”, si sarebbero subito autorizzati «i burocrati del ministero della Pubblica Istruzione a invadere le scuole con libri gay, bisessuali, transgender ed altro, e tutto con un supporto legale, etichettato come promozione della parità di genere» (cit in. Federico Cenci, Il Brasile respinge l’ideologia gender, in agenzia “Zenit” , 10 maggio 2014).

Del significato di questa notizia del primo Paese che si è opposto al suo più alto livello politico-legislativo all’ideologia gender, abbiamo parlato con Don Stefano Tardani, sacerdote della Diocesi di Roma, nella quale è incaricato della Pastorale straordinaria della Famiglia. Dopo aver conseguito la Licenza in Teologia Morale e in Teologia Dogmatica, Don Tardani ha infatti approfondito il campo delle scienze naturali, dedicandosi soprattutto allo studio della biologia e della medicina, ed indirizzando inoltre i suoi interessi anche alla psichiatria e alla psicanalisi. Per questo suo originale percorso Don Tardani ha rivolto nella sua attività sacerdotale una speciale attenzione alla vita di coppia, ai corsi pre-matrimoniali ed, in generale, alla cura delle famiglie, per le quali ha fondato il Movimento dell’Amore Familiare, riconosciuto con decreto diocesano dall’allora cardinal Vicario di Roma Camillo Ruini nel 2003 come Associazione Famiglia Piccola Chiesa-Movimento dell’Amore Familiare.

D. Il Brasile è il primo Paese al mondo ad opporsi all’ideologia gender per via legislativa. Cosa ha pensato quando ha appreso di questo successo storico della visione educativa familiare tradizionale?

 R. Ho pensato che, siccome nei Paesi in cui l’ideologia gender si è diffusa, alla famiglia non sono conseguiti che gravi danni, si tratta di una buona notizia. La vittoria di concetti scientificamente non provati come quelli di “genere” e di “orientamento sessuale” significherebbe la perdita di controllo dei genitori sull’educazione dei propri figli, l’indebolimento dei legami uomo-donna e di conseguenza, l’estinzione della famiglia e la trasformazione della società in una massa di individui sradicati.

D. Ma secondo lei esiste una educazione e, quindi, un’unione di coppia perfetta?

R. Sì. Credo che non bisogna mai rinunciare all’ideale di un amore vero, rispettoso della peculiarità di ciascuno, capace di profonda relazione di reciprocità uomo-donna, che è una ricchezza e che dura nel tempo. Il matrimonio è una comunione da costruire giorno per giorno.

D. Perché l’ideologia gender può mettere in crisi il matrimonio?

R. Il matrimonio appare sempre più in crisi e minacciato da leggi, come quella proposta nel parlamento brasiliano ed in discussione purtroppo anche da noi, che ne vogliono svuotare il senso. Questa attenzione politico-legislativa sui temi dell’“orientamento sessuale” e dell’“omofobia” è destabilizzante specie per i bambini e i ragazzi, perché confonde e inibisce le energie di base sessuali e psichiche. Inoltre, distoglie lo sguardo dai bisogni e dalle risorse di chi vive con coraggio e generosità l’impegno e la gioia coniugale aprendosi alla vita. Molti invece non si sposano poiché avvertono l’ostilità della cultura dominante.

D. Quale esperienza in proposito ha tratto dai numerosi anni nei quali è impegnato nella preparazione delle coppie al matrimonio?

R. Insieme a molte giovani famiglie, ho dato volentieri vita al Movimento dell’Amore Familiare, che realizza iniziative di  apostolato e di missione anche in altre città, come a Milano e a L’Aquila. Da tutta l’esperienza fatta sul campo mi sono convinto che sia sempre più necessario farsi testimoni di un messaggio concreto di speranza, proprio mentre la famiglia è sotto attacco e sempre più si indebolisce il concetto di vera libertà, legata al senso autentico della vita. Anche da questa consapevolezza nasce il mio saggio Figli di chi? Quale futuro ci aspetta (editrice Ancora, pp. 448, euro 19), che è arrivato in poco tempo alla seconda ristampa in Italia, è già stato pubblicato in portoghese a Lisbona ed è in via di traduzione in ben altre sei lingue (inglese, francese, tedesco, spagnolo, arabo e cinese), a dimostrazione che l’attenzione e, mi lasci dire, la nostalgia della famiglia, dell’educazione e dei valori che tengono nel tempo è ancora forte in molti paesi, in uomini e donne del nostro tempo.

D. Lei ha sostenuto che l’ideologia gender non è che l’ultima manifestazione di quella che definisce «un’emergenza uomo» in Occidente, cosa intende dire?

D. Intendo dire che l’identità personale umana e familiare è sempre più messa alla prova da una falsa cultura che aggredisce e tende a dissolvere la profonda unità di spirito e materia di cui siamo costituiti. L’orizzonte della trascendenza viene oscurato, il rapporto con Dio è eclissato, la vita non è più ricca di mistero, ma viene ridotta ad un prodotto, la fede che è relazione e accoglienza di Dio viene svuotata e ridotta a ideologia. Per arginare questa deriva, che origina solitudine e disperazione, è urgente ritrovare le fonti autentiche dell’essere, che risiedono nel rapporto con Dio.

D. Si potrebbe obiettare che questo suo messaggio non sia rivolto a tutti, ma solo a chi vive una fede o vorrebbe cominciare a farlo…

R. Mah, il mio approccio alla vita familiare ed all’educazione cerca sempre di essere anche antropologico, psicologico e sociologico al tempo stesso. Scavare nell’intimo dell’uomo e della donna di oggi, credente o meno, mette oggettivamente in luce ferite e potenzialità inespresse a causa di una società che, sempre di più, spinge a fare affidamento esclusivamente sull’individualismo, la ricchezza materiale e la tecnica, non volendo più sottostare a nessuna etica e  impoverendo miseramente la vita umana.

D. Non è questo il frutto della “dittatura del relativismo” di cui parlava Benedetto XVI?

R. Certamente, per l’uomo e la donna del XXI secolo l’unico interesse reale sembra essere non quello dell’ “essere bene” ma quello del benessere personale e della ricerca dell’utile: tutto il resto è relativo. Così il rapporto con l’altro è importante solo nella misura in cui può portare ad altro benessere, ad altro piacere. In questo contesto la famiglia viene svilita, attaccata dal di dentro, con l’obiettivo di scardinarla, di confonderla con altre associazioni umane che famiglie non potranno mai essere, eliminando così dalla società la cellula costituente che è la famiglia, dove ciascuno viene educato alla diversità e alla crescita, alla solidarietà e alla gratuità, all’amore.

D. Non crede che anche l’Unione Europea che bistratta le radici cristiane e persegue una ideologia della “non discriminazione” in contrasto con l’etica personalista abbia contribuito alla diffusione della “dittatura del relativismo”?

R. La dittatura perniciosa è quella che non si vede ed è subdola. Credo che ci siano anche persone responsabili nell’Unione Europea ma, indubbiamente, specie negli ultimi decenni, le Istituzioni che ne impersonano le competenze, anche e soprattutto giurisprudenziali e giudiziarie, stanno facendo di tutto per far dimenticare la vera identità familiare, come anche le nostre radici culturali e religiose dell’Europa, in particolare quella di figli di un unico Padre e dunque tutti fratelli tra noi. Solo la famiglia, con la sua struttura naturaliter verticale può essere custode efficace delle radici cristiani dell’Europa e dei valori che da esse discendono.


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