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Genny ‘a Carogna, ecco come onorare lo Stato e i suoi servitori

Riceviamo e pubblichiamo

E’ mai possibile che in un Paese come il nostro, in cui le tensioni sociali si vanno acuendo per la crisi economica che attanaglia i suoi cittadini, le più alte cariche dello Stato si appiattiscano sulla dilagante delegittimazione delle forze dell’ordine con sprezzanti giudizi verso quei giovani che per soli 1.300 euro mensili finiscono ogni giorno per essere bersaglio di violenti impuniti?

E’ bene che chi, pur indossando una divisa, paghi per i suoi errori, ma è anche necessario che i facinorosi conoscano le nostre patrie galere senza portare avanti atteggiamenti di buonismo permissivista. Patrie galere oggi intasate da cittadini che, in piena contraddizione con il principio della presunzione d’innocenza fino a condanna definitiva, vivono in restrizioni in attesa di un processo che forse li assolverà dopo anni di angoscia personale e familiare.

Si può consentire, solo per rimanere all’ultima vicenda dello stadio Olimpico, di lasciare in circolazione un facinoroso come “Genny ‘A Carogna” che inneggia a chi uccise l’agente Raciti? E, per giunta, trattare con lui l’inizio della partita per la finale di Coppa Italia? Si è mai vista una cosa del genere in qualche altro stadio del mondo?
Ci vuole molto per stabilire legislativamente che è vietato partecipare a cortei, manifestazioni, eventi sportivi, indossando passamontagna, caschi integrali, brandendo bastoni e altro, pena l’arresto e un giudizio immediato con condanne esemplari da scontare con certezza della pena cosi’ come avviene in tutti i Paesi europei?

Posso capire che qualche forza politica abituata a parlare alla pancia di una fetta di elettori frustrati professi una sua cultura anti-Stato e quindi si scagli contro chiunque indossi una divisa. Non capisco invece chi, rappresentando le istituzioni, non si fa carico quantomeno dell’opportunità di esercitare quell’oggettività, quella freddezza, quella razionalità che deve essere propria di uno Stato non incline a seguire l’emotività dell’opinione pubblica spesso distorta dai mezzi d’informazione.

E’ logico che una vittima civile abbia rimborsi per milioni di euro e un poliziotto o un carabiniere, nella migliore delle ipotesi, solo qualche centinaia di migliaia di euro, per giunta a decesso avvenuto? Ci si chiede quale sia lo stato d’animo dei nostri soldati impegnati in missioni militari all’estero dopo la vicenda dei due Maro’ prigionieri e ostaggi in India per la sciagurata scelta di rimandarli in quel Paese senza un’esplicita garanzia di giudizio immediato? Gli altri Paesi occidentali si comportano così con i loro militari? Non mi pare proprio.

Il Parlamento, piuttosto che dedicarsi a infaticabili dibattiti sulla riforma elettorale, sulle preferenze o meno, sulla generica revisione della pubblica amministrazione, si faccia carico di questi problemi che certo sono più importanti per la sicurezza nazionale. Ne va della sua autorevolezza senza la quale nessuna riforma è ipotizzabile, nessun ruolo è possibile nel contesto europeo perché mancheremmo di credibilità agli occhi di chi giudica spesso il nostro modo di essere come assolutamente incomprensibile. Facciamo attenzione al fuoco amico dello Stato.

Potito Salatto
Eurodeputato del PPE, vicepresidente della delegazione Popolari per l’Europa al Parlamento europeo


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