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Qui M5s Dopo la polemica per l’incontro con Farage e le voci di una possibile alleanza con i populisti dell’Ukip (il partito ondeggia tra destra e sinistra, commenta Mattia Feltri su La Stampa), a far salire ancora la tensione è la diffusione di un documento riservato dell’ufficio comunicazione del Movimento contenente un’analisi degli errori commessi nell’ultima campagna elettorale, che critica i toni del leader (Repubblica). Intanto cresce il ruolo di Davide Casaleggio, il figlio del guru Gianroberto, che ha accompagnato Grillo a Bruxelles (Corriere).
Qui Pd Alla direzione del partito, Renzi ripercorre la campagna europea e analizza il “risultato storico”, poi passa alla road map: legge elettorale (da approvare entro l’estate), Ilva, Alitalia e ddl lavoro (Corriere). E accenna anche al ruolo dell’Italia in Europa: “Dobbiamo essere leader, non follower” (La Stampa). Ma il Financial Times “bacchetta” il premier: ora deve dimostrare di riuscire a fare le riforme.
Effetto 40% Scelta civica e Sel potrebbero ora salire sul carro del vincitore, creando un partito unico di sinistra. Oggi alla direzione del partito Nichi Vendola chiarirà la sua posizione, mentre Monti si è già esposto: “Quella di Renzi è la mia linea” (Fatto Quotidiano). Ma come sarebbe il parlamento se il Pd ottenesse il 40% anche alle politiche? La simulazione del Corriere.
E a destra? Forza Italia e Lega Nord pensano all’ennesima alleanza per raccogliere abbastanza firme per i due referendum per la reintroduzione del reato di immigrazione clandestina e l’abrogazione della legge Fornero sulle pensioni (Repubblica).
Confindustria Giorgio Squinzi plaude al risultato delle Europee e chiede a Renzi le riforme, poi si rivolge agli imprenditori, spronandoli ad aumentare la produttività investendo in ricerca e innovazione (Sole 24 Ore). Un discorso debole, commenta Carlo Renda sull’Huffington Post, e secondo La Stampa l’assenza del premier (che sarà invece presente alle assemblee locali in Veneto) è anche una strategia per tenersi lontano dalla casta.
Divorzio breve La camera approva la riforma: per chiudere un matrimonio basteranno 12 mesi di separazione giudiziale o addirittura sei mesi di consensuale, indipendentemente dalla presenza o meno di figli (Repubblica). “Ormai sposarsi è un Pacs” commenta Il Foglio.