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Ifpi: Musica sempre più digitale, ma torna il vinile

La musica è cambiata. Non solo mode e generi si evolvono, ma anche i supporti, con grande rapidità. Prima c’erano i vinili, e la radio; poi le musicassette e i Cd, insieme ai video e ai canali Tv dedicati alla musica. Infine è arrivato Internet, e ha cambiato di nuovo tutto, prima con il peer to peer, poi con i download e adesso con lo streaming. Che pian piano sta facendo vincere il modello “legale” su quello della “pirateria”.

L’industria musicale si espande in nuovi mercati e crea nuovi modelli di business grazie al digitale, si legge nell’ultimo report dell’Ifpi, di cui fa parte l’associazione italiana Fimi. Nel 2013 i ricavi digitali complessivi del settore sono cresciuti dl 4,3% per un valore di 5,9 miliardi di dollari; complessivamente il digitale rappresenta oggi il 39% del fatturato mondiale totale dell’industria. Mentre il giro d’affari prodotto dai download si è matenuto stabile, crescono a passi da gigante i servizi in abbonamento: le entrate generate da queste piattaforme – sia gratuite che a pagamento – sono cresciute nel 2013 del 51,3%, superando per la prima volta il miliardo di dollari di giro d’affari (includendo brand globali come Deezer e Spotify e servizi regionali comeRdio, KKBOX e WiMP). Intanto altri player, come Beats Music e YouTube, hanno introdotto o lanceranno presto servizi in abbonamento.

Secondo il Fimi, il modello della musica fruibile in abbonamento sta allontanando i consumatori dai servizi pirata. Nel 2013 gli abbonati paganti dei servizi in abbonamento sono saliti a 28 milioni, il 40% in più rispetto al 2012, mentre ancora nel 2010 erano 8 milioni. Anche i ricavi generati dai servizi di streaming finanziati dalla pubblicità come YouTube e Vevo stanno crescendo a ritmo sostenuto (+17,6% nel 2013).

I formati “fisici” rappresentano oltre la metà (51,4%) del fatturato globale dell’industria musicale, ma erano il 56,1% nel 2012 e il valore complessivo delle vendite è calato nel 2013 dell’11,7%. Però è tornato in auge il vinile: assorbe solo una piccola frazione del giro d’affari complessivo dell’industria ma l’anno scorso è cresciuto del 32% negli Usa e del 101% in Uk.

E gli italiani come sentono la musica? Anche per noi album e canzoni sono divenuti beni impalpabili da fruire più che oggetti fisici da possedere: un’indagine di IsposMediaCt condotta per Ifpi rivela che in Italia il 32% dei consumatori ha usato servizi in streaming l’anno scorso (sia gratuiti che a pagamento) e il 15% ha usato piattaforme di download musicale. Per lo streaming siamo il terzo maggiore mercato mondiale studiato, dopo Svezia e Francia; per il download siamo quarti dopo Uk, Usa e Germania. 



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