Forza Renzi. Anzi no. Da una parte Repubblica, con il fondatore Eugenio Scalfari che ieri fin dal titolo del suo editoriale domenicale ha invitato a votare il Pd di Renzi alle Europee. Dall’altra parte il Corriere della Sera che, dopo aver assecondato senza troppo entusiasmo la rottamazione di Enrico Letta, ha suonato un po’ il piffero della rivoluzione renziana soprattutto grazie alla penna ad esempio di Aldo Cazzullo.
Ma anche gli economisti-principe del Corriere della Sera, ovvero Alberto Alesina e Francesco Giavazzi non si sono risparmiati nel lodare le innovazioni di metodo e di merito del presidente del Consiglio, al qualche hanno riservato consigli e auspici (spesso in contraddizione con i loro ammonimenti del passato come ad esempio le riduzioni delle imposte in deficit; ma si sa che la coerenza non è sempre una virtù dei commentatori).
Oggi, però, sulla prima pagina del quotidiano diretto da Ferruccio de Bortoli, la coppia degli economisti firma un editoriale piuttosto critico verso il premier. Bene le intenzioni su riforme del lavoro e della pubblica amministrazione, ok la direzione di marcia per la diminuzione del carico fiscale sul lavoro, ma gli annunci e le intenzioni non si sono tramutati ancora in fatti e in provvedimenti, come ad esempio per la riforma della pubblica amministrazione e per i contratti di lavoro a tutele progressive (senza prevedere la fine della cassa integrazione con un nuovo sistema, criticano i due economisti).
Per non parlare, poi, dicono Alesina e Giavazzi, della vaghezza degli obiettivi nella proroga del pareggio di bilancio spostato al 2016, con una comunicazione ad hoc inviata a Bruxelles. Perché non specificare che serve per una riduzione choc delle imposte sul lavoro? E perché non legarla a un taglio certo e netto della spesa pubblica seguendo i consigli di Carlo Cottarelli?
Al prossimo editoriale, quando i due economisti sosterranno magari di intervenire sulle pensioni in essere più alte.