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Il non decisionismo vendoliano

Chi ritiene che la direzione nazionale di Sinistra Ecologia Libertà abbia chiarito delle questioni in ballo circa il post elezioni e il dibattito iniziato per una prosecuzione della, cosiddetta, lista-Tsipras, ha frainteso fortemente le parole che sono uscite dalla bocca degli autorevoli esponenti del partito in questione.
A partire dalle agenzie che si sono succedute a direzione conclusa, Nichi Vendola, ad esempio, ha rilasciato questa dichiarazione: «Vogliamo essere la terra di mezzo che va da Tsipras al Pd e molto oltre. C’è una parte del Pd che ci interessa per la ricostruzione di un campo più largo per la sinistra. Nel Pd ci sono tante cose di sinistra. Guardiamo Tsipras e ad esempio anche il mio amico Civati».
Gennaro Migliore, da sempre tendente la mano al centrosinistra (esiste ancora un centrosinistra?), dal canto suo dichiarava: «Sì, sono soddisfatto (del risultato della direzione nda). Intanto, si è evitata la costituente della sinistra che era promossa da alcuni esponenti della lista Tsipras. Ipotesi archiviata per puntare invece sul rilancio del centrosinistra, sul futuro del centrosinistra».
Se ci sono state delle avvisaglie positive per la costruzione di un qualcosa a sinistra del Partito democratico, non sono ravvisabili all’interno di Sinistra Ecologia Libertà che, ancora una volta, è preda del non decisionismo.
Ma il non decisionismo, per la verità, è sempre foriero di un velato opportunismo che alberga nei cuori di chi possiede una, seppur piccola, rendita di posizione e che non è intenzionato a lasciare per qualsiasi motivo.
Non-decidere, non-prendere posizione, inoltre, non è proprio delle sinistre: Antonio Gramsci, un pilastro culturale, filosofico e morale della sinistra italiana, redasse uno scritto ad hoc contro l’indifferenza perché «credo che vivere voglia dire essere partigiani. […] L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. […] Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano». Parteggiare, prendere una decisione e perseguirla fino alla fine, nonostante sai che quella stessa scelta ti potrebbe portare mali, più che frutti della buona sorte.
Ad esempio, il non decisionismo di Sel, pone il partito di Vendola in una continua gincana in cui prima o poi una decisione sarà opportuno prenderla: quando quel momento arriverà, abituatasi quell’organizzazione politica a non posizionarsi secondo una caratterizzazione propria, sarà una catastrofe per il partito del Governatore pugliese.
Quella realtà (Sel), verrà a frantumarsi e molte parti di quell’universo andranno a cercare caratterizzazioni con un linguaggio non proprio, cercando di autodefinirsi e tentando di ripartire da zero, parafrasando – vagamente – Lotman.
Anche per questo, dunque, non possono esistere terre di mezzo tra Civati e Tsipras: l’uno sostiene il governo Renzi, l’altro – rappresentato in Italia da una lista di sinistra – con Renzi non avrebbe nulla a che fare. Ma proprio niente.


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