Erick Thohir ha preso ieri posizione sul diverbio a distanza con Massimo Moratti, che non avrebbe gradito le dichiarazioni del tycoon indonesiano concernenti il risanamento dei conti dell’Inter.
Il presidente nerazzurro, e proprietario del DC United in MLS, ha dichiarato: “Ho incontrato Moratti e ho parlato con lui, è stato solo un equivoco. Tra noi non c’è nessun problema. Non ho mai detto che il club non era sano. Quando parlo di risanamento non voglio certo andare in competizione con il Presidente che ha fatto la storia dell’Inter. C’è da lavorare per un club più sano aumentando i ricavi e portandoli sui livelli delle grandi squadre europee, ma nessuno vuole assolutamente mancare di rispetto“.
Ieri inoltre, i giornali italiani illustravano la complessa operazione finanziaria (ben spiegata dal Sole 24 Ore) che dovrebbe portare l’Inter verso il rilancio attraverso lo sfruttamento del marchio e l’iniezione di capitali, garantita da un pool di fondi (c’è anche Doyen Sports, fondo che si occupa di compravendita di giocatori e che è già sotto i riflettori della FIFA) coordinato da Goldman Sachs.
Ma la figura di Thohir, chiamato da Moratti per rilevare e rilanciare un club la cui struttura finanziaria era ormai diventata insostenibile, rimane in parte coperta da mistero, non essendo l’indonesiano il classico miliardario, e tanto più con la gran parte dei suoi investimenti sparsi nel lontano Oriente.
MA CHI È QUINDI THOHIR?
E dove troverà i soldi anche per costruire due stadi nei prossimi anni? Uno infatti dovrà metterlo in piedi a Washington (DC), un affare che potrebbe chiudersi già nelle prossime settimane se il consiglio del District of Columbia darà il via libera. L’altro invece è quello dell’Inter, anche se in questo caso è possibile che i nerazzurri restino a San Siro, che però necessita di notevoli ammortamenti.
Con tali investimenti davanti, inevitabile porsi delle domande sulla reale consistenza finanziaria di Thohir e dei suoi interessi nel mondo dell’industria dei media, di cui è definito un magnate dal Jakarta Post.
Tra le società a lui riconducibili la prima sembra essere Mahaka Media, della quale è co-fondatore e e chairman. E’ una società quotata fondata nel 1992. Nel 2008, Independent News and Media ha acquistato il 20% di Mahaka Media per 4.8 milioni di Euro, che dà un’idea del valore della compagnia all’epoca. L’affare in questione lascia Thohir col 52% della società, anche se pare che Thohir abbia ricomprato parte delle azioni, dato che molti siti di investimenti scrivono che la Beyond Media holding company quale titolare del 60% di Mahaka. Mahaka è il gruppo che ha portato i LA Galaxy in tour in Indonesia nel 2011, un tour che attirò l’attenzione di Thhir nei confronti della Major League Soccer.
Thohir gestisce la Mahaka Media attraverso Beyond Media, un’altra holding della quale possiede tutto il capitale o quasi. Inoltre, questa società è proprietaria del 75% della Indonesian Live Entertainment, conosciuta anche come Elive, che fornisce servizi di ticketing e promozione per concerti in Indonesia.
Thohir è anche presidente di Visi Media, conosciuta come Viva Group, gruppo fondato da un’altra potente famiglia indonesiana i Bakries. Aburizal Bakrie, patriarca della famiglia e candidato alla presidenza in Indonesia, è il primo azionista del Bakrie Group e uno dei 30 uomini più ricchi del paese. Visi Media – valutata $400 milioni nel 2011sulla base di un’offerta di azioni – aè stata fondata dal figlio di Aburizal, Anindya Bakrie, che ha più o meno la stessa età di Thohir, e i due sono partner in varie avventure. Il Jakarta Globe ha pubblicato un’intervista con i due in cui affermano che le rispettive famiglie sono state amiche per anni.
Oltre al D.C. United e all’Inter, Thohir è coinvolto in altre società sportive, come il Persib Bandung, una delle due squadre affrontate dal D.C. United nel recente tour, e gli Indonesia Warriors, squadra di basket di cui è presidente.
I SOLDI LI HA LA FAMIGLIA
Se le società di cui sa essere il titolare fossero le sue uniche proprietà, Thohir non avrebbe avuto certamente i soldi per acquistare il D.C. United, per non parlare dell’Inter. Ma se invece si dà un’occhiata alla TriNugraha Thohir, la holding della famiglia Thohir fondata dal padre del presidente nerazzurro, Teddy, e guidata da suo fratello, Garibaldi. Un’analisi delle informazioni disponibili non rende del tutto chiaro il livello di coinvolgimento di Erick Thohir nella TriNugraha Thohir, anche perchè in passato il sito del D.C. United scriveva che Thohir “opera, accanto alla famiglia, la TriNugraha Thohir”, mentre il sito attuale menziona solo Mahaka Media oltre all’Inter e al DC.
Suo padre, Teddy Thohir, era in passato un alto funzionario della sede indonesiana della Union Carbide, che lasciò per diventare uno dei fondatori della Astra International, la più grande società di automotive in Indonesia.
Garibaldi Thohir è il mebro della famiglia con più soldi, dal punto di vista personale, e la vera forza trainante dietro TriNugraha Thohir. Garibaldi nel 2012 era nell’elenco dei miliardari 2012 di Forbes, e nel 2013 la sua fortuna è stata stimata intorno ai $960 milioni. Garibaldi Thhir è coinvolto nel settore energetico, in cui guida l’Adaro Energy, presente nel carbone, e la Surya Esa Perkasa, forte nel gas. Parte delle azioni di Garibaldi in queste due società, come anche parte delle azioni di Erick Thohir in Mahaka Media, sono di loro proprietà attraverso TNT, insieme a pezzi di varie società. Il valore degli asset controllati da TNT però, e anche quali questi siano, non appare del tutto chiaro: questo articolo del Jakarta Globe del 2011 parla di un valore totale di $2 miliardi.
L’ADDIO ALLA NBA PER L’INTER
Un altro importante investimento di Thohir negli USA è quello effettuato sui Philadelphia 76ers nell’ottobre 2011. Dopo aver comprato, il suo amico e partner in vari affari, Handy Soetdejo, è diventato a sua volta co-proprietario dei 76ers, mentre nel periodo tra luglio e agosto 2013 entrambi hanno venduto le rispettive quote.
Ma stranamente la notizia non ha mai avuto molto risalto, a differenze di altri movimenti – anche minimi – che normalmente avvengono nella NBA. Effettivamente la tempistica della vendita coincide con la negoziazione per l’acquisto del 70% dell’Inter da parte di Thohir e dei suoi partner: Handy Soetdejo e Rosan Roeslani.
IL PROBLEMA ROESLANI
L’Inter è stata infatti acquistata dalla International Sports Capital, una società registrata ad Hong Kong di cui pare che Thohir possegga il 51%, mentre Roeslani e Soetdejo sarebbero titolari ognuno del 24.5%. Rosan Roeslani è un venture capitalist ed ex investitore in una nota società mineraria a cui però sembra debba restituire $173 milioni di spese non giustificare. Sul tema, di cui la stampa italiana ha parlato abbondantemente, proprio recentemente è stato pubblicato un articolo alquanto approfondito. In ogni caso, lo scorso febbraio Thohir ha ricomprato le quote da Roeslani, sostuito nel CdA da Grant Ferguson, un uomo d’affari con base in Malesia, scelto per la sua esperienza nelle telecomunicazioni. Per alcuni mesi però Thohir e Roeslani sono rimasti soci, (un comunicato stampa dell’Inter speciificava che Rosan Roeslani “è titolare di una quota del D.C. United insieme a Mr. Thohir”). Una questione risoltasi solo giovedì scorso con l’annuncio della cessionedelle quote di Roeslani nel club rosonero a Thohir, una decisione arrivata anche a causa delle indagini su Roeslani partite dal Regno Unito e finalizzate a recuperare i soldi presuntamente dovuti alla sua ex società.
E Anindya Bakrie? Attraverso il Bakrie Group sembrerebbe in trattative con Thohir per entrare nell’Inter, sì da riunire le fortune di due tra le più ricche famiglie di Indonesia per supportare la società nerazzura. Inoltre, Bakrie Group è proprietario di squadre quali il Brisbane Roar (A-League australiana); Deportivo Indonesia, una squadra di soli U-19 indonesiani che però gioca in Uruguay (!); l’Arema Cronus FC, una delle squadre affrontate dal DC United in tour l’anno scorso; e il C.S. Vise, che milita nella seconda divisione belga, e da cui il team di Washington ha preso in prestito Syamsir Alam(rispedito a novembre in Belgio senza aver nemmeno esordito).
NO, NON È UN MILIARDARIO
Chiudendo con Erick Thohir, il suo nome non è mai entrato nella lista dei miliardari di Forbes, nemmeno in quella riservata al’Indonesia. E così qualche dubbio rimane. Del resto, ad oggi, la ristrutturazione finanziaria dell’Inter è ancora in corso dopo quasi un anno dall’acquisto della maggioranza da parte del magnate indonesiano, che sino ad oggi ha sborsato solo 75 milioni di euro, cui si è aggiunta la storia, rivelata da Il Giornale, di come il brasiliano della SS Lazio Hernanes sia arrivato a Milano solo grazie alle garanzie rilasciate dallo stesso presidente della Lazio, Claudio Lotito! E chissà che i malumori di Moratti di questi giorni non derivino anche da qualche dubbio che magari sta salendo anche a lui? (e al riguardo si legga questa interessante intervista a Marco Belinazzo del Sole 24 Ore).
Sempre però che la premessa sia quella di considerare Thohir – erroneamente – un miliardario pronto a pompare soldi nell’Inter, e non invece un grande manager, sul modello del proprietario della AS Roma Jim Pallotta (che a quanto risulta, lo scorso anno avrebbe cercato attraverso i propri uomini proprio Thohir, per chiedergli di entrare nella holding titolare del club giallorosso, scontrandosi però con la trattativa già avanzata con l’Inter).
Uno quindi ricco, sì, ma non “ricco scemo”, capace con i soldi necessari, e principalmente attraverso managerialità e relazioni commerciali, di rilanciare un grande club con un brand conosciuto in tutto il mondo, ma sino ad oggi non sfruttato in maniera adeguata.
In ogni caso, un sì di Goldman Sachs (e UniCredit) entro giugno dovrebbe risolvere l’impasse attuale, avviando l’Inter verso una crescita responsabile e in linea col Financial Fair Play. Ma per tornare ai fasti di Moratti e del Triplete, è probabile che i tifosi nerazzurri debbano aspettare qualche anno.