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La campagna elettorale di Renzi, Berlusconi e Grillo

La riflessione sorge spontanea e molto lucida. La prima riguarda le bozze del Decreto Poletti che rimbalzano come una pallina da flipper dopo le anticipazioni di Alfano che si dice ottimista per la bozza modificata che approderà lunedì in commissione Senato e contemporaneamente tre senatori PD si sono affrettati a difendere come una loro vittoria di tenuta della linea del partito.

Così per l’ennesima volta il tiro alla fune tra maggioranze di destra e di sinistra rischia di rompere la corda e la credibilità di un decreto di cui abbiamo per oltre un mese, su queste stesse pagine, approfondito tutte le varianti possibili e immaginabili, anche per capire come potrà influire concretamente su un mercato del lavoro che ridia fiato alla ripresa che per adesso francamente non si vede. Sul ruolo del Senato così protagonista in queste ore, pesa anche pesantemente il giudizio dei tecnici i quali hanno decretato che per i famosi 80 euro la copertura economica non c’è e d’altronde lo avevamo capito subito anche perché, allegata alla bozza di decreto comunque c’era una clausola di salvaguardia che ne chiedeva comunque la copertura (che si sa, viene a quel punto dalle tasse). Dunque ragioniamo come seconda questione su un evento che ha visto in due puntate salire al colle prima Padoan e poi Renzi proprio in concomitanza con questa (incerta e dubbia) manovra detta dell’IRPEF. La chiamata al Colle di Napolitano del ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan se non c’è stata una rassicurazione veritiera sulla rendicontazione a cosa è servita? E’ magari Padoan che è stato aiutato dal Presidente? Lo ha aiutato forse, su un punto decisivo: se i saldi non ci sono si passa ai tagli lineari e alle accise? Il dubbio è ora più che mai opzionabile, e naturalmente fa a pezzi la linea di Renzi e anche le sue promesse.

E ancora: Berlusconi è tornato in sella se pur claudicante, e dunque questa chiamata del Colle forse aiuta il Partito democratico, che si è spezzettato sul decreto lavoro, la riforma del Senato,la riforma elettorale. Dunque è vero che sia il PD che FI sono indeboliti e sono preda degli squinternati pentastellati che con accetta in mano come barbari all’assalto si sono rinforzati ulteriormente.

Renzi, quindi, è salito al Colle perché ha bisogno di aiuto ma è debole molto debole poiché il suo governo, come altri in verità, oltre che dire che la ripresa e lo sviluppo passino da ciò che si riesce a dare, così corroborando anche il consenso elettorale, non affronta e abbatte quel che ci condanna ad arrancare: la spesa pubblica improduttiva e il debito che cresce, inesorabilmente, e a prescindere impiccandoci. Dunque vero è che noi abbiamo bisogno di misure straordinarie, necessarie. Consistenti in dismissioni e liberalizzazioni. Certo, c’è la campagna elettorale, che comporta anche la propaganda. Il guaio nostro è che non ne trovi mai nessuno capace di propagandarsi con la serietà e la realtà, ma solo rilanciando su regali e sconti. No, così non va.


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