L’incapacità di Wall Street di mantenere quota 1900 di S&P (bucato brevemente ieri) ha tolto un po’ di brillantezza all’equity dei Paesi sviluppati. Diverso il discorso per gli emergenti, che si giovano di tassi americani che non fanno che scendere da qualche giorno (vedi sotto).
DATI MACRO
I brutti dati macro di ieri stanno alimentando un po’ di dibattito circa la possibilità che la crescita cinese nel 2014 deluda le attese, attualmente attestate “nei pressi” del target ufficiale di +7.5% (il Premier ha già dichiarato che un moderato miss è accettabile e che le priorità sono altre). In effetti uno sguardo al Citi surprise index cinese mostra come l’indice, che registra lo scarto medio dei dati macro dai livelli attesi, stazioni da inizio aprile sui livelli del 2009.
TASSO DI CRESCITA
In effetti, normalmente si tratta di livelli coerenti, per questo come per gli altri “surprise index”, con un rimbalzo, via via che il consenso si adegua, o i dati cominciano a migliorare. In questo caso però sono le stesse autorità ad ammettere che il Paese si deve abituare ad un tasso di crescita meno robusta. Sembra quindi sensato che sia il consenso a doversi adeguare in generale al percorso indicato dai dati, anche se sicuramente il governo vigilerà sul rischio che il rallentamento si trasformi in un “hard landing”, e all’occorrenza interverrà.
DATI ODIERNI
Oggi il sentiment locale ha ottenuto supporto dalla notizia che la PBOC, per venire incontro allo scricchiolante real estate, ha esortato 15 istituti di credito a migliorare le offerte di mutui “prima casa”.
GLI ALTRI INDICI
Per quanto riguarda il resto degli indici, se Bombay ha consolidato i guadagni dell’ultima settimana, il resto degli emerging ha ben figurato, mentre Tokyo ha sofferto il ritorno dello Yen sotto 102 vs $ in quello che sembra un movimento laterale senza fine.
INFLATION REPORT
Un discreto impatto sul sentiment nei confronti della politica monetaria globale lo ha avuto l’Inlfation report di maggio pubblicato dalla Bank of England. Alla luce della forza dimostrata dal ciclo UK negli ultimi mesi e dai miglioramenti nel mercato del lavoro, non erano in pochi ad attendersi oggi un segnale di un anticipo del primo rialzo dei tassi, attualmente atteso tra circa 12 mesi.
IN INGHILTERRA
Invece, complice un labour market report che ha segnalato incrementi salariali sotto attese, Carney si è limitato a modificare leggermente le previsioni (al rialzo per il GDP e i livelli occupazionali ma al ribasso per l’inflazione), ma si è guardato da indicare un anticipo di tightening. Se nemmeno la Bank of England, con un’economia in accelerazione (3.1% anno su anno l’ultimo GDP) e un immobiliare in surriscaldamento, ha fretta di alzare i tassi, figuriamoci gli altri.