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La destra desaparecida

Domenica si va a votare ed io mi sento politicamente orfano. Probabilmente farò scelte elettorali diverse da quelle passate, ma sempre nel mio campo. Lo farò perchè è mio dovere di cittadino europeo e anche per dare un segnale d’allarme, da elettore di destra, alla mia area politica che possiamo già dire amaramente sconfitta da queste elezioni. Sono estremamente convinto che dopo il voto bisognerà aprire una nuova fase per dare vita ad un cantiere delle idee per immaginare e costruire un nuovo progetto politico capace di recuperare il consenso perduto nella nostra area politica.

In tanti siamo pronti a farlo e sono certo che in altrettanti modi diversi lo faremo. Ma nonostante tutto ciò, il mio malumore resta. Perché trovo incredibile che un pensiero politico così antico, una vicenda in cui si sono cimentate tante grandi anime sia ridotta alla semiclandestinità, all’irridente parodia di vedere il proprio simbolo appiccicato a persone passate dall’essere reggicoda di Berlusconi a svolgere la stessa funzione per Marine Le Pen e Matteo Salvini.

Lasciamo stare vanaglorie e meschinità personali, o i trucchetti per tenersi in qualche modo a galla; è nostro dovere chiederci qual è la ragione politica profonda di questa sparizione, cosa la determina nei flussi profondi del Paese. A mio parere la ragione principale è che la destra nazionale italiana ha sempre avuto, in carattere con la sua vocazione patriottica, un quadro molto chiaro dei suoi principi e dei suoi doveri.

È evidente, ad esempio, che non è ammissibile alcun tipo di civetteria con Grillo ed il grillismo. Non perché in questo movimento non convergano spinte di cambiamento condivisibili e legittime indignazioni; ma perché non c’è mai stata alcuna parentela fra la destra e il qualunquismo (al punto che nel 1947 venne duramente contestata l’adesione al Msi di un singolo deputato proveniente dall’Uomo Qualunque), e perché le caratteristiche antinazionali palesi ed occulte del Movimento Cinquestelle lo pongono inevitabilmente dalla parte opposta alla nostra.

La collocazione di orgogliosa opposizione che ha caratterizzato la vita del Msi non approdò mai alla logica del “tanto peggio, tanto meglio” che è la cifra distintiva di Grillo: ai nostri nonni non piacevano gli americani, la Nato e la stessa Comunità Economica Europea (che volevano molto più Comunità e molto meno Economica); ma sapevano vedere le differenze fra questi avversari e il Patto di Varsavia, la sedizione rossa, lo spirito anti-italiano dei socialcomunisti.

Oggi dovremmo declinare la nostra proposta e la nostra appartenenza sulla base della stessa logica. Per questo, malgrado il mio malumore, andrò a votare. Nell’amarezza di non potermi riconoscere appieno in nessuno dei simboli che troverò sulla scheda. Ma anche con la consapevolezza che i nostri valori non sono spariti, ma solo coperti dalle nuvole. E che non c’è forza, destino o nequizia degli esseri umani che possa impedire al sole di tornare a splendere.


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