David Martínez Guzmán, azionista del Monte dei Paschi di Siena (Mps) con il 4,5%, rompe il silenzio. Dopo l’intervista di André Esteves sul Sole 24 Ore, il presidente e fondatore del fondo di investimenti Fintech ha deciso di concedere anche lui la sua prima intervista in Italia, sempre al corrispondente da Londra del quotidiano confindustriale, Leonardo Maisano.
La conversazione con il corrispondente da Londra del giornale diretto da Roberto Napoletano inizia con le smentite di alcune informazioni: non è vero che la nonna sia stata il primo finanziatore del suo fondo, così come è falso che abbia un quadro di Jackson Pollock stimato 140 milioni di dollari. Almeno non in salotto. “Non l’ho appeso in casa, la storia del Pollock è più complessa”, ha voluto precisare.
GLI ANNI CON I LEGIONARI DI CRISTO
Martínez Guzmán ha anche smentito che volesse diventare prete, ma ha confermato la sua formazione con i Legionari di Cristo, come ha raccontato Formiche.net. “Il fondatore (Marcial Maciel, ndr) mi fu molto vicino, mi fece studiare filosofia, da laico, all’Università Gregoriana di Roma”, ha detto.
LE DIFFICOLTÀ DI MPS
L’interesse per Mps nasce proprio dalle difficoltà del gruppo creditizio. Il finanziere messicano spiega che si trattava di un asset complesso ed è quella la filosofia del suo fondo: “Interveniamo in situazioni di stress finanziario e crisi macro. Le difficoltà dell’euro e l’esigenza di ripensare la banca hanno creato un macro-opportunity e una corporate-opportunity. Per noi è un investimento finanziario, ma con obiettivi a lungo periodo”.
IL DECOLLO DEL MONTE
Sui vincoli Martínez Guzmán sostiene che si sia approvato il piano di ristrutturazione in tre anni perché “ci vorrà tempo perché il Monte decolli del tutto… Mps potrebbe essere, in una seconda fase, elemento di attrazione, il consolidator, attorno al quale fare convergere asset italiani e poi, magari, europei”, ha detto.
FIDUCIA NELL’ITALIA
Secondo il finanziere i mercati hanno reagito in modo esagerato alla crisi in Europa. “Le misure adottate per rafforzare l’euro sono state quelle giuste. I governi italiani, Renzi, ma prima di lui Letta, Monti e anche Berlusconi hanno varato provvedimenti in questo senso. L’Italia non soffre le dinamiche del ‘boom and bust’ da economia emergente che abbiamo visto in Spagna. È un’economia matura e siamo positivi sul quadro macro del Paese”.