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La presunzione di Corrado Passera

È la quarta o quinta volta, nel corso di un anno a questa parte, che Corrado Passera, ex banchiere ed ex ministro del governo Monti (quello degli ottimati falliti per eccesso di presunzione) che preannuncia la sua discesa in campo politico, trovando ospitale pubblicità sul Corriere della Sera, in chiara crisi di orientamento da tempo.

L’AUTOPROPOSTA

Passera, che certamente s’intende di flussi e riflussi finanziari ma, come ministro, non ha riscosso molti elogi, né lasciato rimpianti, addirittura si autopropone come leader dei moderati italiani, prendendo le distanze da tutti i movimenti che storicamente rappresentano – in Parlamento, nella politica attiva, sui media, nella coscienza popolare – la parte di centro dell’elettorato italiano: maggioritario numericamente, ma talvolta persino ininfluente, causa le proprie permanenti divisioni, quasi tutte ormai di spessore personalistico.

IL GIUDIZIO DRASTICO DI PASSERA

Il candidato Passera, da come si presenta sul Corriere, parte da un giudizio drastico, che colpisce per il suo schematismo semplicistico: “Berlusconi è il passato remoto, Alfano e Casini il passato prossimo e manca una proposta politica seria e alternativa ai populismi”. Quindi conclude: “Il 14 giugno – annotandolo in agenda, come fece qualcuno per il 3 gennaio 1925 – formalizzerò in un incontro a Roma che darà inizio al processo costituente di Italia Unica: la spazio del centro-destra va riempito da una forza politica libera dai retaggi del passato e capace di un programma di trasformazione radicale”. Retaggi, passato, trasformazione radicale: ecco tre termini tipici del discorso di Benito Mussolini che si disfece della democrazia liberale e dello spirito riformistico di popolari e socialisti non massimalisti (appunto i moderati dell’epoca), stravolgendo strutture, istituzioni, partiti, idee e chiese, ed ottenne purtroppo, una maggioranza di consensi di un popolo sfiduciato e desioso di tranquillità, non di risse.

PUNTI DI FORZA

I punti di forza – diciamo così – del disegno del banchiere comasco sono tre: alternativa ai populismi (un’arma spuntata dinanzi al demagogismo dell’iniziativa); contrarietà a federare partitini; programma di una nuova formazione, chiamata Italia Unica, da sottoporre a una consultazione via web, cioè lo strumento di pseudo democrazia diretta che ha consentito al duo Grillo-Casaleggio di far massa con tutte le forme di protesta e antiparlamentari (di destra, di centro, di sinistra) circolanti nel Paese.

APPROSSIMATIVISMO, DEMAGOGIA E LUOGO COMUNISMO

Vorrei sbagliarmi perché parto dal principio che una personalità che si è fatta strada nella vita con professionalità, meriti rispettosa attenzione. Ma, francamente, nella sua intervista al Corriere, anche in tema di concezione e ordinamento dello Stato, io vi leggo approssimativismo, demagogia, luogo comunismo. Per cui avverto come disperanti e velleitari propositi, come questo, di “trasformazione radicale” col conforto dei banchieri che non sanno più neppure tenere in piedi giornali sempre più in crisi di orientamento.



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