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L’addio del subcomandante Marcos

Non era morto e nemmeno malato. Il misterioso subcomandante Marcos, leader del movimento ribelle zapatista nel Chiapas, in Messico, ha spiegato ieri i motivi del suo silenzio negli ultimi anni e ha annunciato le sue dimissioni.

LA VOCE DEL MOVIMENTO

“Dichiaro che colui che è conosciuto come subcomandante ribelle Marcos non esiste più… La voce dell’Esercito nazionale zapatista di liberazione (Ezln) non sarà più la mia voce”, ha detto in una lettera aperta. La missiva è stata letta durante un evento in onore del professore José Luis Solís López, Galeano, ucciso da membri della Centrale Indipendente di operai agricoli e contadini storici.

GLI INIZI

All’alba del primo gennaio del 1994 la nebbia invade San Cristóbal de las Casas, in Chiapas. Un gruppo di giovani indigeni arriva al centro del paese, uno dei più antichi del Messico. Vogliono pubblicamente parlare con qualcuno dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (Ezln). Un ragazzo con il volto coperto, la carnagione chiara, l’unico con una mitragliatrice in mano e con una corretta pronuncia spagnola, era il loro leader. È stata quella la prima apparizione pubblica del subcomandante Marcos.

DECISIONE COLLETTIVA

“Queste saranno le mie ultime parole in pubblico prima di smettere di esistere… La decisione è stata collettiva”, ha spiegato Marcos. Il documento è diviso in cinque parti: “Una scelta difficile”, “Fallimento?”, “La sostituzione”, “L’ologramma cambiante e a modo. Quello che non sarà” e “Il dolore e la rabbia. Sussurri e urla”. Il testo completo si può leggere su un sito web.

IL CAMMINO DEL FALLIMENTO

“Se essere conseguenti, è una specie di fallimento, allora l’incongruenza è il cammino del successo, la via verso il potere. Ma noi non vogliamo andare lì, non ci interessa. Se è così preferiamo fallire piuttosto che trionfare”, ha detto. Secondo il subcomandante Marcos, per vincere “non sono necessari né caudillos, né messia né salvatori”.

Ecco la prima parte del documentario “Subcomandante Marcos è tornato” 



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