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La Leopolda che serve ai Liberali

Prima che il centrodestra di oggi cerchi di metter la cenere sotto il tappeto con una ardita operazione di make up che scimmiotti la Leopolda Renziana, sarà bene che siano i liberaldemocratici a provarci.

E’ vero che Scelta Europea esce malissimo dall’ultima tornata elettorale. I motivi sono tanti e molto diversi. Di sicuro, la favola del testa a testa fra Renzi e Grillo ha portato molti elettori indecisi a votare PD, pur non essendo elettori di sinistra.

L’obiettivo era comunque molto ambizioso in partenza e, probabilmente, la tornata elettorale andava evitata in assenza di una chiara ricognizione sul “chi siamo” e “dove vogliamo andare”.
La travagliata aggregazione dei tre schieramenti che sono andati a comporre la lista europeista ha fatto il resto.

Fare per Fermare il Declino non è riuscito a mantenere a sé quei 300 mila elettori che votarono il movimento nonostante gli incidenti dell’ultima settimana di campagna elettorale del 2013.
I sondaggi davano invece Scelta Civica in costante caduta libera già dalla festa di Caorle di settembre 2013.

Che fare?

Continuare ad appiattirsi sul PD?
Contribuire a rifondare il centrodestra?
Costituire una nuova forza politica?

Continuare ad appiattirsi sul PD non è ammissibile se ci si sente liberaldemocratici. Poco altro da aggiungere. Il credito acquisito da Renzi domenica, tra l’altro, espone il premier ad un esame ancor più rigido ed azzera ogni alibi. Chi meglio dei liberaldemocratici può fare un esame obiettivo ed intellettualmente onesto degli atti del governo?
A questo ci si deve candidare e non lo si può fare appiattendosi su quello stesso governo.

Contribuire a rifondare il Centrodestra? L’aria che si respira su quel terreno è così contaminata e spxxxxxata da un ventennio di aumento di spesa, tasse e debito e dalla continua dissacrazione della parola LIBERTA’ che prima di farci crescere un nuovo ramoscello di qualsiasi cosa dovranno passare molti anni. Si aggiunga che l’ombra di una figlia importante cooptata per diritto ereditario rende impossibile ogni pensiero a riguardo.

Creare un nuovo movimento? Andrea Romano, capogruppo di Scelta Civica in Parlamento, ha detto ieri che non ci sarebbe spazio per una terza forza liberaldemocratica (che poi le forze in campo oggi sono già tre). Vien da dire: corretto, a meno che questa nuova forza non si abbia voglia di farla nascere. Se non si ha voglia di farlo, non se ne parli nemmeno, per favore.

Lo stesso Romano, invece, dichiara che una forza liberaldemocratica oggi potrebbe esistere solo se ben ancorata al PD.
Per noi è sufficiente. Sufficiente per augurare il massimo successo alla mozione di Enrico Zanetti che in un suo post ieri ha avanzato la sua candidatura a guidare la rifondazione di Scelta Civica:

Tranquillizzo tutti: sono vivo, vegeto e battagliero. Non ho condiviso parecchie cose di questo anno e mezzo di SC (dai gruppi unici con l’UDC al sostegno remissivo all’inutile Governo Letta, passando per la scelta di strutturare il partito nominando tutta la gente da Roma), ma ho sempre accettato le regole della democrazia interna che mi vedeva in minoranza, evitando polemiche esterne. Anche per… doverosa consapevolezza del mio ruolo di ultimo arrivato in mezzo a molti nomi apparentemente più titolati a parlare. Ora che abbiamo raccolto i cocci (ed è veramente ironico che buona parte di essi siano il frutto dell’operato di gente che prima ha partecipato alla pessima conduzione del movimento e poi se ne è smarcata) e che nel frattempo qualcosina anche a livello personale l’abbiamo dimostrata, non esiterò a farmi avanti. Chiedo sin d’ora un congresso aperto a tutta l’area liberal-democratica e chi vince, vince. Formalizzerò questa richiesta già all’assemblea di domani sera. Se non sarò io, sarò fiero di seguire chi più di me dovesse ottenere in sede congressuale il consenso di migliaia di persone che ci credono ancora e hanno il sacrosanto diritto di votarsi una direzione nazionale e coordinamenti territoriali, senza intermediazioni di gruppi parlamentari composti da persone che, fino a una nuova legittimazione politica in campo aperto, rappresentano solo se stessi, a cominciare dal sottoscritto. Avanti popolo.

Nando Pagnoncelli ha spiegato sul Corsera di ieri che se fino a qualche anno fa disertava le urne chi era distante dalla politica, oggi gli astenuti sono per la maggior parte soggetti informati ed interessati, ma delusi dall’attuale offerta.

Come dice Silvia Enrico, c’è un’area che vale ancora fra il 7% ed il 10% conquistabile in poco tempo (la stessa avventura di Scelta Civica, con tutti i suoi limiti, lo conferma).

Come fare?

Oggi che il risultato di Renzi fa guadagnare tempo a tutti, relegando Grillo ad un’opposizione che dovrà probabilmente ammorbidirsi e dando modo a Berlusconi di pesare ancora nel processo delle riforme, c’è il rischio proprio che manchi una seria voce critica.

Questo tempo va sfruttato tutto iniziando a lavorare subito. Ma non accreditandosi al pubblico con un congresso fondativo d’emblee, che rischierebbe di registrare una scarsa partecipazione e di suonare come una nuova iniziativa elitaria ed autoreferenziale.

Bensì in due tappe, facendo precedere ogni iniziativa fondativa da degli Stati Generali della Liberaldemocrazia. Un grande festival culturale fatto di piccoli dibattiti e seminari, a porte completamente aperte  e senza cattedre, dove la politica dei partiti sia l’ultimo dei pensieri dei partecipanti.

Un evento dal quale uscire con un manifesto che aggiorni quello di Oxford al nostro paese e non parli solo di economia, ma offra una visione complessiva della società.
Tornando a parlare di solidarietà con le parole di Einaudi. Tornando a parlare di libertà civili e diritti individuali lasciandosi alle spalle gli estremismi degli amici radicali. Stringendo lo Stato all’angolo ed inchiodandolo alle proprie responsabilità.

In Inghilterra gli amici LibDem lo fanno da anni e lo faranno di nuovo il prossimo autunno.

Da qui andrà disegnato il perimetro di questo nuovo soggetto capace di emarginare gli estremismi di Grillo e di sovrapporsi a gran parte delle aree elettorali oggi occupate solo estemporaneamente da PD e centro destra.

Nessun partito liquido, ma un partito aperto e facilmente partecipabile questo sì.
Altre strade non ce ne sono.
Certo, si può credere alla favola dei “moderati” di Alfano, ai Club Forza Silvio o al fatto che Renzi non sia un democristiano socialista.
Ma si può anche credere che ci sia ancora spazio per mostrare ai giovanissimi d’oggi che si può disegnare un paese migliore.

Chi si ferma è perduto.

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