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Come l’Italia può crescere grazie alla sua Grande bellezza

Non puoi farti un’idea di che cosa è realmente la bellezza se non visiti almeno una volta l’Italia. La frase è di Johannes Brahms, pianista tedesco, e fu pronunciata a Roma nel 1881. Qualcuno direbbe che è ormai fuori tempo. Non i relatori del centro studi di Confindustria e di Prometeia che hanno organizzato a Milano la quinta edizione del convegno “Esportare la dolce vita, il bello e ben fatto nei nuovi mercati”. E che sostengono, innanzitutto, che con la cultura si mangia, eccome. E sfruttando i 45 siti Unesco italiani – sui 749 in totale nel mondo – si potrebbe creare una ricchezza capace di farci uscire a razzo dalla crisi.

MANGIARE CON LA CULTURA

Come? Il modo più immediato è il cinema. “Pensate al product placement, la presentazione di prodotti a scopo pubblicitario all’interno delle pellicole – dice Francesca Medolaghi Albani, responsabile dell’Ufficio Studio di Anica – in Usa è diffusissimo e anche la Francia che si è costruita il suo mercato interno lo fa. In Italia no. Eppure ci sono ottimi incentivi fiscali per chi gira film nel nostro Paese: gli americani sono i primi in assoluto a scegliere ambientazioni italiane anche per promuovere i prodotti made in Usa”.

L’INDUSTRIA DELLA BELLEZZA

L’Italia del bello e ben fatto è anche e soprattutto industria. E c’è un immenso mercato pronto ad accoglierlo. Nel 2019 i Paesi emergenti importeranno da tutto il mondo più di 212 miliardi di euro di prodotti di alta qualità, con una crescita di 66 miliardi rispetto al 2013, in aumento del 45% in sei anni. Oltre un terzo della domanda aggiuntiva verrà da Russia, Emirati e Cina, mentre l’Asia sarà l’area più dinamica in termini percentuali con un +57% in sei anni. L’import dall’Italia potrà raggiungere i 16,6 miliardi nel 2019, con una crescita di 4,8 miliardi rispetto al 2013 con un aumento del 40% in sei anni e di 23% in più rispetto alle importazioni che si registreranno nei mercati maturi.

COME SFRUTTARE LA DOMANDA DEGLI EMERGENTI

Per inserirsi in questa scia positiva bisogna essere pronti: a riuscirci saranno coloro che producono beni non solo di qualità, ma anche dal forte contenuto evocativo. La domanda si concentra su design, cura, materiali e lavorazioni di alto livello, nei settori in cui l’Italia vince a mani basse: alimentare, arredamento, abbigliamento e tessile casa, calzature, occhialeria e oreficeria-gioielleria.
A interessarsene sono sempre più i rappresentanti della crescente classe benestante. Si stima, infatti, che nel 2019, in tutto il mondo, ci saranno 202 milioni di nuovi ricchi in più rispetto al 2013. La metà di essi risiederà nei principali centri urbani di Cina, India e Brasile, anche se la classe benestante si sta ampliando anche in Paesi più vicini all’Italia, come la Russia.

LA RETE PER AGGREDIRE I NUOVI MERCATI

“Abbiamo il dovere – ha spiegato Michele Verna, direttore generale di Assolombarda – come sistema di imprese di dare tutto il sostegno a chi esporta nei Paesi dove il made in Italy è considerato uno status symbol, favorendo una vera politica di promozione dei nostri prodotti ma anche fornendo alle aziende esportatrici le informazioni e i contatti necessari per operare e crescere su questi mercati, non sempre accessibili”.
Tra i trenta paesi emergenti considerati esistono forti differenze nel grado di accessibilità per gli operatori esteri. È stato costruito un indice di accessibilità per le imprese italiane che individua, per ogni nuovo mercato, aspetti operativi che condizionano l’ingresso e l’espansione nel paese. Gli Emirati risultano essere, in tutti i settori, il paese più facilmente accessibile, seguito spesso dalla Malesia e dai mercati europei; Russia e Cina non si collocano mai tra i primi dieci Paesi per accessibilità e Brasile, Argentina, Vietnam e Indonesia spesso occupano la parte bassa della classifica.

UNA SFIDA PER LE PMI

Entrare nei nuovi mercati è una grande sfida per le pmi italiane. In un’ottica di più lungo termine questi Paesi costituiscono anche l’arena competitiva dove confrontarsi con i migliori concorrenti internazionali e i luoghi dove intercettare le tendenze che, anche solo per la forza della demografia, sono destinate a diventare globali.  “Le nostre imprese – dichiara Paolo Zegna, presidente del comitato tecnico per l’internazionalizzazione di Confindustria – sono ancora poco presenti nei mercati emergenti e se vogliono cogliere questa opportunità devono unire le forze per presentarsi con un’offerta rappresentativa dello stile di vita italiano”.


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