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Migranti, ecco come l’Europa abbandona l’Italia

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo l’articolo di Goffredo Pistelli apparso su Italia Oggi, il giornale diretto da Pierluigi Magnaschi

L’Europa che bacchetta l’Italia sul trattamento dei migranti, che polemizza sui nostri centri di identificazione ed espulsione-cie, è quella che poi risulta più severa con le richieste d’asilo dei profughi, come confermano alcuni recenti dati pubblicati da Eurostat sul 2013. L’Italia, al contrario, avendo accolto il 64% delle 25.245 domande ricevute, risulta il Paese più «buono» d’Europa.

UN RUOLO EUROPEO

Un argomento che Matteo Renzi, deciso a giocare un ruolo europeo dopo l’ottimo risultato elettorale, potrebbe inserire nel dossier immigrazione, quando affronterà il tema con i vertici dell’Unione, Angela Merkel in primis, per ottenere maggiori risorse su questo fronte e per far capire a Bruxelles che il Trattato di Schengen, il quale obbliga ogni Stato alla vigilanza sui confini come frontiere Ue, è un problema di tutti e non della sola Italia con i suoi 8mila chilometri di coste.

TUTTI I NUMERI

Ma vediamo i numeri. Lo scorso anno, su 326.125 richieste di asilo, ben 213.415 sono state respinte, vale a dire oltre il 65%. Nella top ten degli Stati più «duri» troviamo la Germania con 56.040 domande bocciate, la Francia, con 50.895, la Svezia con 20.990, la Gran Bretagna con 13.840. Seguono il Belgio, che ha detto di no a 13.525 stranieri, la Grecia, che negato rifugio a 12.580 richiedenti, l’Austria, con 11.960 «nein». Non fa parte dell’Unione, ma la Svizzera ha chiuso le porte 10.205 volte. E l’Italia? Il Bel Paese ha detto di no in 9.060 casi, davanti all’Olanda che ha chiuso le porte 6.045 volte.

I MENO ACCOGLIENTI

La classifica dei meno accoglienti, però, deve tener conto anche della quantità di richieste. Analizzando i dati, si scopre che Berlino, la meta più gettonata fra chi chiede asilo in Europa, ha ricevuto 76.165 domande, accogliendo solo 20.125 persone, pari al 26% degli «asylanten». Angela Merkel, se così si può dire, ha aperto le porte poco più che a un aspirante rifugiato su quattro. Ancor più duro, Francois Hollande: Parigi su 61.455 profughi, ha detto sì solo nel 17% casi circa. Il Belgio, l’ultra progressivo Belgio del socialista Elio Di Rupo? Aveva ricevuto 19.805 richieste e ne ha accolte 6.280, pari al 31,7%; mentre Vienna, ha accolto solo il 29.6% dei 16.610 che le si sono rivolti. Londra ha aperto le porte in 38 casi su 100, accettando come profughi 8.505 individui. Si tratta della stessa percentuale della Svizzera, a fronte di 16.595 domande. Blindata la Grecia: a solo al 3,82% dei 13.080 rifugiati che si sono rivolti a quel Paese, Atene ha detto sì, ma probabilmente le difficilissime condizioni economiche devono aver pesato.

RAGIONI DIFFERENTI

Ovviamente, i dinieghi sono spesso giustificati, perché per lo status di rifugiato spetta a persone che fuggono conflitti e verosimili persecuzioni politiche o religiose e, invece, ci sono anche migliaia di uomini, di donne e di bambini che bussano alle porte dell’Europa, arrivando da Stati dove non si registrano guerre. È il caso dei 15.810 cittadini della Serbia che hanno chiesto asilo e che, infatti, nel 98% dei casi sono stati respinti; una situazioni simile a quella dei 25.090 russi, per l’85% dei quali le porte sono rimaste infatti chiuse e per l’81% dei pakistani, 18.525 in tutto.

POCO ACCETTATI

A dire di no ai Serbi soprattutto la Germania, 11.660, e la Svezia, che ne ha respinti 1.555. Assai restrittivi coi Russi, i Tedeschi, che hanno negato il visto 11.100 volte, e i Francesi, che han detto no in 3.935 casi. Poco sensibili alle ragioni dei Pakistani, i Britannici che hanno respinto 2.640 richieste, ma anche l’Italia, chiusa per 1.345 di loro. Poca fortuna, nel nostro Paese, anche per 1.850 Nigeriani, che guidano la lista dei nostri dinieghi e per 2.685 Somali cui la Svezia ha negato rifugio. Tra le nazionalità cui i Paesi europei hanno manifestato scetticismo rispetto alla richiesta d’asilo anche il Kosovo, 4.210 respinti in Francia, la Macedonia, 6.000 «no» in Germania.



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