Una eventuale presenza dei servizi segreti in via Fani può essersi limitata a un compito informativo, ma è ovvio che se un organismo dello Stato è presente nel luogo in cui sta avvenendo un delitto di quella gravità e non interviene, si può e si deve ipotizzare quantomeno una complicità passiva.
Certo, un servizio segreto ben organizzato e strutturato non può non avere dei propri informatori infiltrati nei gruppi eversivi del proprio Paese. Il problema è di vedere se ed entro quali limiti la politica di un servizio segreto coincide con quella ufficiale del proprio governo e del proprio Stato. Il momento nel quale le forze dell’ordine si avvicinarono maggiormente a Moro prigioniero fu in via Gradoli. Ma sia la sabbia sia la tonicità muscolare delle gambe di Moro pos¬ono costituire la prova che, almeno nelle ultime settimane di detenzione, egli non sia stato tenuto prigioniero in via Montalcini, ma in una località molto vicina al mare, dove ha avuto la possibilità di deambulare a lungo.
Mi auguro che future indagini possano evidenziare l’eventuale ruolo di una località sulla via Aurelia circa la quale non mi risulta siano state svolte indagini accurate. Le Br sono state qualcosa di molto complesso: Curcio, Franceschini e gli altri della prima generazione furono probabilmente gli unici capi genuinamente rossi, non a caso in quegli anni non furono commessi omicidi. I loro successori Moretti, Senzani e soprattutto i capi del cosiddetto “Superclan” e i nuclei direttivi della scuola di lingue Hypérion di Parigi sono figure sulle quali sappiamo ancora poco. Servizi segreti di grandi e medie potenze, orientali e occidentali li pilotarono probabilmente in concorso tra loro, certamente in pieno accordo poiché i loro scopi erano convergenti: impedire che in Italia si instaurasse un governo di solidarietà nazionale, con l’appoggio sia della Dc sia del Pci.
Molte nazioni vedevano come il fumo negli occhi un governo di questo tipo, e operarono di conseguenza con la complicità di uomini che vivevano a Parigi ed erano legati ad ambienti sia occidentali sia orientali. È deplorevole che né le Commissioni parlamentari né gran parte della storiografia abbiano chiarito fino in fondo questa convergenza planetaria di uomini legati a servizi segreti delle grandi potenze. La liberazione di Moro non sarebbe mai potuta avvenire poiché esse non vollero che questo avvenisse. All’interno delle Brigate rosse i vertici si resero certamente conto di essere entrati in un gioco molto più grande di loro; gli altri brigatisti, invece, sono certa¬mente rimasti sempre inconsapevoli dell’accaduto.
E certo la liberazione di Moro sarebbe stata propagandisticamente positiva per le Br, soprattutto in un accordo come quello che ha descritto Carlos, il quale ha riferito che il colonnello Giovannone del Sismi stava mettendo in piedi un accordo internazionale con l’aiuto del Fronte popolare per la liberazione della Palestina. È banale ma inevitabile
dire che sul piano interno chi ha perso di più è stata la democrazia italiana. Con la morte di Moro è finito un progetto politico di ampio respiro che avrebbe offerto all’Italia la possibilità di divenire un Paese avanzato sia sul piano economico sia su quello politico.
Inoltre non dobbiamo dimenticare il fatto che nel periodo del rapimento e dell’uccisione di Moro erano iscritti alla P2 moltissimi personaggi che ricoprivano ruoli di vertice nelle istituzioni (servizi segreti, Ufficio affari riservati del Viminale, GdF, Carabinieri) che avrebbero dovuto essere deputate a impedire l’accaduto. E il programma di “riforme istituzionali” della P2 era certamente in direzione opposta al progetto politico di Moro e Berlinguer.
Analogamente, senza l’uccisione di Moro, sul piano internazionale, l’Italia si sarebbe collocata al livello di sviluppo dei Paesi dell’Europa centro-settentrionale. Penso che dovranno trascorrere ancora decenni prima che si ripresenti un’occasione simile. E possiamo dire che con il caso Moro ha perso molto tutto l’eurocomunismo e in generale quella parte più di sinistra delle socialdemocrazie europee che avrebbe potuto trovare una nuova spinta propulsiva dalla nascita di una alternanza di governi Pci-Dc come la sognava Aldo Moro per il futuro.
Ritengo che dietro il sequestro e l’assassinio di Moro abbiano operato molti servizi segreti sia occidentali sia orientali. L’operazione è stata gestita operativamente a Parigi e dun-que i servizi francesi, o una parte di essi, non possono esserne stati estranei. Il Mossad è uno dei servizi segreti più potenti del mondo e ne era certamente al corrente, ma non abbiamo prove di un loro coinvolgimento diretto; tuttavia è provato che nel 1973 pro¬posero armi e denaro alle Br, ma i capi di allora rifiutarono; non sapremo mai se i capi successivi hanno ricevuto altre proposte e come hanno eventualmente risposto, perché in caso di risposta affermativa lo negheranno sempre. Analogamente, direi che i servizi inglesi, statunitensi e dell’Unione Sovietica avevano quasi certamente informatori nelle Br e difficilmente non hanno giocato un ruolo nella vicenda Moro.
Ricordiamo che Aldo Moro stesso confidò ad Andreotti e Galloni il timore che “agenti stranieri possano essere in azione per mandare all’aria l’equilibrio italiano” e che la Cia e il Mossad avessero informazioni preziose sulle Br ma non le condividessero volontariamente con gli italiani. Per conto del Kgb potrebbero aver operato i servizi cecoslovacchi. Le precedenti inchieste parlamentari (in particolare la Commissione stragi) sono state utili perché hanno fornito elementi oggettivi che indeboliscono molto l’idea che sappiamo tutto; tuttavia esse non hanno fornito un contributo importante per il raggiungimento della verità storica.
Si potrebbe dire che hanno svolto positivamente la pars destruens ma non la pars costruens. Non sono sicuro che una nuova eventuale Commissione possa conseguire risultati determinanti verso una verità storica, perché le spinte contrarie alla sua scoperta nei casi di omicidi di importanti uomini politici sono molto forti, forse più ora che negli anni Novanta. Ma è sempre giusto e doveroso tentare, anche perché in Parlamento vi sono forze politiche nuove, i cui membri potrebbero essere liberi da quei condizionamenti che limitarono i poteri e la capacità di indagine delle precedenti Commissioni Moro e Stragi.