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Ohibò, ci sono un bel po’ di Tafazzi tra gli anti Renzi

Su Matteo Renzi prepariamoci a leggere di tutto e di più per i prossimi anni. Il monello guascone ex sindaco di Firenze, il Road Runner toscano che ha scalzato dal palazzo romano a suon di bip bip il più lento Willi E. Coyote collega di partito, il profeta del nuovo orgoglio nazionale, il mago Zurlì in visita alle scuole.

Il Matador, come lo ha definito la sua collega tedesca, apparsa ridimensionata e leggermente smagrita nel fisico e nel peso che avrà nel futuro consesso europeo, ha definitivamente sparigliato le carte facendo cadere l’ultima foglia di fico, quella della legittimazione popolare, ottenendo un successo straordinario alle elezioni della scorsa domenica, roba da far venire il mal di testa, mal di pancia con conseguenti incubi notturni agli avversari politici e spedire in analisi i sondaggisti che lo vedevano alla pari se non indietro rispetto ad un comico.

In attesa di scoprire come il premier saprà gestire l’enorme patrimonio di consenso personale che si è guadagnato, indipendentemente dalle singole opinioni che ognuno può avere sui primi mesi del suo operato, un fatto è certo: ha reso la vita politica di questa triste ed opaca legislatura più divertente e frizzante.

Come non sorridere quando in una direzione del partito del quale è segretario vengono osannate le sue doti di leader e gli vengono riconosciuti tutti i meriti della vittoria elettorale, mentre il protagonista furbescamente riconosce il valore e la qualità di tutta la squadra piddina?

Trattasi di quel partito che nell’ultimo ventennio dominato dal Cavaliere non ha fatto altro che criticare ed accusare la formazione antagonista e il suo leader proprio per le stesse ragioni, ovvero quelle caratteristiche di essere un partito padronale e Silvio Berlusconi un leader despota, un  tiranno padrone assoluto. E non basta, applaudono il leader massimo Renzi anche quando invita i suoi a studiare le fictions americane per imparare a raccontarsi, comunicare agli elettori i sogni e sollevare le speranze. Meglio di un film, vuoi mettere con le tristi direzioni e seriose assemblee radical chic, dai tavoli tematici alle riunioni per stabilire le priorità dello sviluppo del ciclismo in Zambia? Le discussioni infinite sui diritti della foca monaca, per non parlare poi delle nottate trascorse al Nazareno sul triste e barbaro sfruttamento delle masse di formiche operaie.

Avranno capito che sì, saranno pure argomenti interessanti, di alto spessore intellettuale, utili da approfondire e dibattere, ma poi se non vinci le elezioni che fai? Non resta altro che pontificare, gridare, accusare… in sintesi rosicare. Quindi è curioso e divertente osservarli in streaming mentre intervengono all’unisono con un “Evviva il leader”. E’ il nuovo corso e non importa che ‘sto segretario con la caratteristiche del leader decisionista in fondo fondo non lo sopportano, se di fatto mina le abitudini consolidate del partito dei dinosauri. Oggi va bene così e domani chissà, si vedrà: c’è sempre tempo e speranza che il capo scivoli, inciampi e cada nei fili invisibili delle vecchie logiche ed abitudini tafazziane.

A proposito di Tafazzi, di questo virus che purtroppo continua a minare la salute della penisola italica, pare che ieri si sia diffuso anche dall’altra parte, offuscando le menti degli anticorpi capogruppo in Parlamento nel prescrivere fantasiosi ed improbabili progetti di future coalizioni quale terapia post epidemia elettorale. Curioso anche questo aspetto: un’altra storia che non mancherà di farci divertire.

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