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Perché mi stupisce il dato fiacco del Pil

Italia. Il PIL è tornato a calare a sorpresa nel 1° trimestre 2014, di -0,1% t/t, dopo il
+0,1% t/t visto nel trimestre precedente (si trattava del primo dato positivo dopo nove
trimestri consecutivi di flessione). Nessuno dei previsori si attendeva un ritorno in territorio
negativo. La variazione annua (corretta per i giorni lavorativi) recupera (ma meno delle
attese) a -0,5% da -0,9% precedente. Si tratta in ogni caso di un massimo da due anni e
mezzo.

• Non è ancora noto il dettaglio delle componenti (sarà comunicato con la seconda release,
attesa il 10 giugno), ma la flessione congiunturale è il risultato di un andamento negativo
del valore aggiunto nell’industria (in senso lato, ovvero comprensiva di energia e
costruzioni) e nullo nei servizi (mentre è risultato positivo, ma presumibilmente di un
ordine di grandezza trascurabile, il contributo dell’agricoltura). In effetti, sulla base dei dati
di produzione industriale (cresciuta nello stesso periodo, al netto delle costruzioni, di +0,2%
t/t), non era prevedibile un andamento negativo dell’industria, mentre dalle indagini di
fiducia nei servizi era lecito aspettarsi un lieve contributo positivo dal terziario. Il calo del
PIL potrebbe dunque essere stato causato da una ulteriore caduta (più accentuata del
previsto) degli investimenti in costruzioni, eventualmente in aggiunta a un contributo
negativo del commercio con l’estero (probabilmente derivante da un calo dell’export verso
i Paesi extra-Ue). Inoltre, evidentemente non si è avuto un rimbalzo delle scorte, che
avevano contribuito negativamente per quattro decimi al valore aggiunto a fine 2013.

• In generale, si nota negli indicatori più recenti una preoccupante divergenza tra
evoluzione degli indici di fiducia e andamento dei dati reali, che potrebbe essere dovuta a
distorsioni dei campioni utilizzati nelle indagini causate dalla perdita di capacità produttiva
o da code assai negative nella distribuzione. Inoltre, l’andamento particolarmente
depresso dell’attività in alcuni settori (costruzioni ed energia in primis) e ancora piatto
nei servizi contrasta coi segnali di ripresa visti nel manifatturiero, dove a nostro avviso
il recupero congiunturale può continuare ed è sostenibile.

• In sintesi, il dato è sorprendente e segnala consistenti rischi verso il basso sulla crescita
2014 (che dipende in misura cruciale dall’andamento nel 1° trimestre dell’anno). La
variazione acquisita del PIL nell’anno in corso è negativa (-0,2%), e dunque, anche
ipotizzando un rimbalzo significativo già dal trimestre in corso, il PIL 2014 potrebbe
risultare a fine anno inferiore alle attuali stime di consenso. Tuttavia il dato, se avrà un
impatto negativo sulle stime di PIL 2014, non mette a nostro avviso a rischio la
prospettiva di una ripresa dell’attività economica nei restanti trimestri dell’anno.

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