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Perché Scelta Europea ha toppato. Parla Silvia Enrico (Ali)

Il tracollo di Scelta Europea visto da Ali, l’associazione liberaldemocratica promossa tra gli altri da Alessandro De Nicola, Oscar Giannino e Alberto Pera. Ali non ha sostenuto formalmente la lista che si rifaceva all’Alde – al contrario di Fare, Scelta Civica e Fare – ma aveva alcune personalità in lista vicine come ad esempio Enrico Musso.

Ecco l’analisi della sconfitta in una conversazione di Formiche.net con l’avvocato Silvia Enrico, coordinatrice di Ali. Prosegue quindi il dibattito sul misero risultato elettorale della lista Scelta Europea dopo l’opinione di Pietro Ichino, la versione e le proposte di Enrico Zanetti, l’analisi di Linda Lanzillotta e l’intervento di Andrea Romano.

Avvocato Enrico, quali errori ha commesso la lista Scelta Europa visto l’insuccesso registrato il 25 maggio?

C’è stato un fattore endogeno alla lista.

Non iniziamo a parlar complicato, avvocato…

Fuori da ogni giro di parole: Scelta Europea nasce come mero cartello elettorale, senza vera convinzione e condivisione di programmi e progetti tra le tre principali forze politiche che l’hanno animata. Nasce senz’anima e senza futuro: a differenza che in altri Paesi europei dove il voto di protesta è stato ben più eclatante, gli elettori italiani hanno votato per la stabilità.

E la lista era ballerina ed eterogenea, come ha più volte rimarcato Formiche.net.

Diciamo che l’alleanza non era stabile, ma – qualcuno disse, scrisse, dichiarò – un semplice mezzo a motore da sfruttare e poi evidentemente abbandonare lato strada. Scelta Civica, Centro Democratico e soprattutto Fare per fermare il declino mai hanno nascosto un certo disagio nel trovarsi insieme nell’avventura europea, figurarsi in una prospettiva politica nazionale.

Tutto qui?

La comunicazione e l’impostazione della campagna elettorale ha risentito di questa difficile convivenza, non vi è stato un gioco di squadra e non si è riusciti ad individuare una leadership forte. Ciò che intendo per leadership non è l’affidamento cieco al carisma di un salvatore della patria, ma la declinazione di un’identità chiara e forte (programma) affidata a più persone capaci e credibili.

Che ruolo ha avuto Scelta Civica? L’atarassia di Mario Monti certo non ha giovato…

Scelta Civica come peraltro Fare per fermare il declino (quest’ultimo a dire il vero in modo assai più turbolento) approcciavano le elezioni europee reduci da scissioni e separazioni anche dolorose. La presa di distanza di Mario Monti da Scelta Civica e da Scelta Europea, non è stata elaborata dal partito. Scelta Civica non è riuscita a comunicare con efficacia il cambiamento intervenuto come elemento di novità e rinnovamento, così come il diverso disegno politico che la dirigenza intende(va) attuare. A ciò si aggiunga che Scelta Civica, come peraltro NCD – anche se le percentuali sono di molto diverse – paga un prezzo altissimo alla linea di governo. Aver in questi mesi trascurato il proprio posizionamento politico e la propria autonoma linea politica è costato un prezzo davvero alto in termini di elettorato. Ma c’è un altro fattore…

Insomma è solo colpa dei movimenti che hanno formato Scelta Europea…

Mi segua. Come dicevo, c’è un altro fattore esogeno alla lista e ai partiti che l’hanno composta: la paura degli elettori italiani che un successo di M5S a pochi punti percentuali dal PD, potesse comportare l’instabilità del governo. Questo fattore è stato francamente sottovalutato anche da sondaggisti e mass media.

Pensa che elettori o simpatizzanti di centrodestra per timore di Grillo hanno votato Renzi?

Sì, molti moderati o elettori di centro destra hanno votato PD: sul voto utile a questo giro Renzi davvero non aveva concorrenti. Bisogna riconoscere che un simile risultato molto, moltissimo è dipeso dalla sua capacità e abilità personale e molto poco dal partito.

Arrendetevi: il sogno di un partito liberale e liberista si è infranto alle Europee.

Invece mi piace pensare che ci sia almeno un 7% di voti che momentaneamente sono in prestito al PD, pronti a rivotare per un partito liberale, liberal-democratico, riformatore che per volontà, ambizione e vocazione sia capace di porsi come alternativo e concorrente alla politica di Renzi, che sappia dialogare sulle riforme, ma che sia dotato di programma e linea autonomi. I partiti attuali di centro destra, lasciano questo spazio: ora però, per chi la pensa come noi, non basta più essere critici con FI, o essere anti-berlusconiani, occorre costruire una proposta per il futuro. ALI c’è.

Cioè? Che intendete fare?

Tra giugno e luglio avvieremo un’iniziativa che veda coinvolto ogni individuo liberale, liberal-democratico e riformatore che sia ancora disposto a impegnarsi per l’Italia.



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