Poffarbacco. Dunque al Concertone non si può inveire contro la P2 e i piduisti, veri o presunti. Ohibò, sarà una nuova regola, evidentemente, dopo le reprimende ultra renziane a Piero Pelù.
Eppure, qualche Concertone del Primo Maggio lo abbiamo ascoltato a volte. E i ditini alzati – con tanto di urla e grida musicate – contro la P2, i piduisti e i servi di Licio Gelli al potere (soprattutto quando a governare erano Berlusconi e i berlusconiani) erano una solfa scontata. Tanto scontata che quasi più nessuno si meravigliava o si adontava.
D’altronde il Concertone del Primo Maggio è stato quasi sempre un compendio dei luogocomunismi della sinistra e di tutte le sue declinazioni: il terzomondismo, il progressismo, il laicisimo ben poco laico, ovviamente l’anticapitalismo, il sindacalismo antagonista e l’ambientalismo anti industriale, che fa sempre molto chic e fa pure stare in pace con la coscienza.
Poi, però, è arrivata l’ondata grillina che ha interpretato questi luogocomunismi in chiave anti sinistra, ovvero anti Pd e anti sindacati, per diffondere il nuovo verbo anti Casta. Ed ecco lo spiazzamento: i campioni del progressismo che erano cantati, decantati e quasi venerati sono divenuti i bersagli del grillismo, che per incanto è diventato sempre meno sinistro e sempre più destro, secondo i Soloni del progressismo.
Così, se il Pelù di turno segue la scia delle nuove vulgate, i Soloni vecchi e nuovi restano spiazzati e le accuse di piduismo – e di ogni altra nefandezza in passato scaraventata contro i poteri costituiti – ora s’infrangono contro i nuovi inquilini del Palazzo.
E’ una bella e meritata lezione per chi ha contribuito a seminare vento e, ora, ovviamente, non può stupirsi di raccogliere qualche tempesta.