Skip to main content

Pietro Ingrao precursore della riforma renziana del Parlamento

Le sorprese non finiscono mai. Si legga questo scambio di battute. Il commento lo lascio, in primis, a Beppe Grillo, Silvio Berlusconi e Vannino Chiti.

Domanda: “Fermiamoci su questo tema che mi sembra essenziale. Quale riforma [del Parlamento] si potrebbe proporre?”

Risposta: “Prima di tutto una riforma che abolisca l’assurdità di due Camere, che fanno esattamente l’identico lavoro legislativo, di indirizzo e di controllo, l’una come puro doppione dell’altra, con poteri esattamente uguali. Non c’è un solo paese al mondo dove esista un istituto di questo genere: siamo, per così dire, di una originalità assoluta.

E si badi -prosegue la risposta- non si tratta solo di un raddoppio dei tempi. Perché poi ci sono le sfasature di calendario tra l’una e l’altra Camera che allungano ancora i tempi; e poi ancora l’aggiunta deteminata dalle eventuali modifiche e dalla conseguente ‘navetta’ fra Montecitorio e palazzo Madama; e poi, infine, i giochi trasformistici che si inseriscono facilmente in questa trasmigrazione da palazzo Montecitorio a palazzo Madama, dato che nel passaggio da un corpo legislativo all’altro gli interessi corporativi hanno infiniti modi di far sentire la loro pressione.

Domando: ma perché tutto questo? Perché non andare allora a una delle riforme ‘più decisioniste’ che si possono dare oggi, e cioè a una Camera unica? E in ogni modo, perché un aspetto istituzionale che tutti oggi riconosciamo assurdo, dovrebbe restare così com’è? Ecco l’attualità della riforma”.

(Dall’intervista rilasciata ad Antonio Gambino da Pietro Ingrao pubblicata con il titolo “Alternativa di Stato” su “L’Espresso” del 23 febbraio 1986).

CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter