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Renzi, Grillo, Berlusconi e von Clausewitz

Rovesciando la celebre formula di von Clausewitz, Michel Foucault sosteneva che la politica è la continuazione della guerra con altri mezzi. Considerando il crescendo rossiniano dello scontro tra Pd e Cinque Stelle (con Forza Italia sullo sfondo), non gli si può dare torto. La dimensione conflittuale della politica è beninteso ineliminabile, perché inestricabilmente legata alla lotta per la conquista del potere. Il problema nasce quando essa muta segno, e il gioco democratico si trasforma in una rissa permanente senza regole e senza esclusione di colpi.

Il nostro Paese sta correndo questo rischio? A me sembra di sì. Diceva il grande critico letterario Cesare Garboli che non è facile sentirsi cittadini di uno Stato diviso dalla politica in due metà: quella che la pratica e quella che la disprezza. E oggi ci sono perfino aspetti umoristici nella capacità tutta italiana di far convivere la farsa con l’arte della menzogna nella campagna elettorale.

Il populismo d’antan di Silvio Berlusconi (“porterò le pensioni minime a mille euro”), il populismo mite di Matteo Renzi (“vado in mezzo alla gente per far capire che ne faccio parte”), il populismo rusticano di Beppe Grillo (“processeremo tutti online”), ne costituiscono – sia pure in varia misura – una plastica testimonianza.

Giudizi esagerati, i miei? Può darsi. Interroghiamoci, però, sullo stato di salute di quelli che Norberto Bobbio indicava come irrinunciabili valori democratici: tolleranza, non-violenza, rinnovamento delle istituzioni attraverso il libero dibattito, solidarietà sociale. Non si può affermare, credo, che siamo messi molto bene.

Insomma, un pericolo c’è. In Europa diverse formazioni della destra xenofoba, espressione  dello “sciovinismo del benessere” prodotto dalla globalizzazione, mietono crescenti successi solleticando il senso di insicurezza di vasti strati popolari. Da noi sono scese in campo figure (più o meno) carismatiche che fanno leva sullo “sdegno di massa” come orizzonte normativo della propria azione politica.

Un fatto è certo. Ove andasse a ramengo il quadro di principi etici in virtù dei quali la liberaldemocrazia si presenta come preferibile e si propone come desiderabile, non è escluso che le farse a cui stiamo assistendo in questi giorni possano preludere a veri e propri drammi.



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