Il mondo dell’informazione e della comunicazione, nella sua metamorfosi continua, pone sempre nuovi problemi che il diritto fa fatica a governare e che chiamano in causa le competenze, la serietà e l’impegno degli operatori, chiamati a svolgere le loro attività nel segno di un’incertezza normativa e di una mancanza di riferimenti certi sul piano della tutela dei diritti.
Il mio Manuale, giunto alla sesta edizione in 12 anni, non vuol essere solo uno strumento per addetti ai lavori, giuristi, avvocati, magistrati, studiosi di diritto, giornalisti, comunicatori. Si propone, al contrario, come un vademecum, una guida per quanti hanno a cuore la libertà di informazione e intendono addentrarsi in maniera non convenzionale nelle problematiche che la avvolgono e la rendono sempre precaria, sia nei media tradizionali che nella rete.
I commenti alle norme e alle sentenze citate nel volume sono scritti con taglio divulgativo e con linguaggio lineare e comprensibile, proprio perché la democrazia dell’informazione riguarda tutti ed è opportuno che tutti, anche quanti non hanno competenze giuridiche, capiscano le criticità insite nell’informazione e nella comunicazione italiana.
I riferimenti all’Europa e al resto del mondo sono frequenti. Con l’avvento della Rete la tutela dei diritti bypassa sistematicamente i confini nazionali e occorre una visione transnazionale per cogliere l’essenza degli interessi in gioco e i contenuti delle scelte fatte dai singoli legislatori per garantire un equo bilanciamento tra il diritto dei cittadini ad essere informati e il diritto alla privacy o il diritto d’autore o il diritto all’onore e alla reputazione, tutti ugualmente meritevoli di tutela.
Anche le aziende, non solo i cittadini, si trovano alle prese quotidianamente con problemi legati alla pubblicabilità di informazioni o all’indicizzazione delle notizie sui motori di ricerca, all’utilizzo di dati personali e sensibili a fini commerciali e promozionali, alla protezione dei contenuti delle proprie opere creative.
E le competenze richieste a giornalisti e comunicatori, proprio in ragione di tali trasformazioni, sono anch’esse in rapida evoluzione. La figura del cronista di strada che racconta i fatti nella loro immediatezza tende a scomparire e si fa strada la figura del giornalista che organizza sul campo o al desk informazioni in un’ottica multimediale, cioè fruibili attraverso molteplici piattaforme.
Nella comunicazione e nelle relazioni istituzionali occorrono professionisti sempre più attenti alla complessità dell’organizzazione delle aziende e dei processi decisionali e consapevoli dell’influenza che l’informazione, sempre più anche quella on line, esercita sul loro lavoro. Ecco perché occorre conoscere, sia da parte dei giornalisti che da parte dei comunicatori, le regole giuridiche e deontologiche che sovrintendono e ispirano le loro professioni perché solo un’osservanza attenta, puntuale e consapevole di quelle norme potrà favorire una corretta circolazione dei contenuti informativi, anche audio e video, e realizzare l’ideale di un’informazione come bene pubblico al servizio di tutti.
Il filo sottile che lega tutti questi concetti è l’essenza della libertà di comunicare, valore inestimabile e da valorizzare, senza però mettere in gioco gli altri diritti ugualmente meritevoli di tutela, tra i quali la privacy, l’onore, la reputazione, l’immagine, il diritto d’autore.
Ruben Razzante
Docente di Diritto dell’informazione e della comunicazione all’Università Cattolica di Milano e alla Lumsa di Roma