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Vi racconto le elezioni presidenziali viste dall’Egitto

L’Egitto va al voto. Si elegge il nuovo presidente e il favorito è l’ex generale Abdel Fattah al Sisi, artefice della cacciata dei Fratelli musulmani. Ecco scenari e prospettive in una conversazione di Formiche.net con Nabil el Shoubashy, volto di Nile TV, la televisione pubblica egiziana che trasmette in inglese, francese ed ebraico e figlio di Farida el Shoubashy, scrittrice e commentatrice televisiva di orientamento nasseriano, molto popolare nel Paese.

Le condanne a morte di massa contro i Fratelli Musulmani, in gran parte commutate in carcere a vita, non rischiano di dare ragione a chi sostiene che l’Egitto sta diventando una dittatura?
Pur non essendo d’accordo con la pena di morte non penso che il Paese tornerà indietro. Ho scritto due articoli per spiegare i motivi per cui mi oppongo a questa decisione della magistratura egiziana. In un Paese in cui la gente è povera e spesso è plagiabile non si possono condannare a morte centinaia di persone che sono finite in manifestazioni senza sapere veramente quello che facevano. In Egitto negli ultimi anni il valore della vita è stato profondamente banalizzato, prima non era così. I processi sono stati poco accurati, bisogna condannare all’ergastolo gli ideologi, non la massa di ignoranti che pensavano che l’Islam fosse a rischio e hanno creduto agli islamisti che li sfruttavano. Il giudice che ha preso la decisione per altro non ha una buona fama. E’ una sentenza da medioevo che credo serva solamente a shoccare l’opinione pubblica e che non verrà mai portata a termine come dimostra il fatto che il gran Muftì di Al Azhar nel suo parere ha già chiesto che vengano in gran parte commutate in ergastolo.

Anche le condanne contro il movimento 6 Aprile sono state troppo severe?
La giustizia anche in questo caso ha esagerato nonostante ci fossero molti punti interrogativi sul loro conto. L’associazione ha molti lati segreti e non è chiaro cosa voglia. La gente in Egitto confonde democrazia con l’anarchia, ma non è la stessa cosa. Gli attivisti del 6 Aprile se la sono presa molto contro la legge che regola le manifestazioni, ma la legge egiziana è identica a quella francese. La gente vuole delle regole. Questi anarchici senza volerlo per altro finiscono per fare il gioco dei Fratelli Musulmani . Ci sono poi molti punti interrogativi sui loro finanziamenti, sembra che vengano dall’estero e questo a molti egiziani non è piaciuto.

Come procede la campagna elettorale?
Per ora entrambi i candidati sono rimasti piuttosto sul vago, fanno utilizzo di molti slogan, ma non spiegano i programmi nel dettaglio. Il rischio è che si cada populismo da entrambe le parti. Si parla molto di lotta alla povertà e salari minimi, ma non si spiega assolutamente come fare. Sabbahi è un giornalista che sa parlare e ammaliare, ma anche il generale Al Sisi, al contrario di quello che pensavo, si è mosso bene dimostrando una buona capacità oratoria, nonostante sia un militare.

Non è strano che i Salafiti votino per Al Sisi, il militare che ha proibito i patiti islamici ?
Lo dicono perché vogliono ritagliarsi un posto nel futuro Egitto e rubare consensi ai Fratelli Musulmani. Comunque bisogna vedere se lo faranno davvero. Avevano detto che avrebbero votato per la costituzione, ma nessuno ha visto barbuti nelle code alle votazioni.
Ai Salafiti interessa dire ti abbiamo portato voti al generale e quindi ottenere in cambio potere in settori per loro cruciali come l’educazione. Inoltre, vogliono far vedere che loro, al contrario dei Fratelli, sono capaci di comporre le molte fratture con il mondo laico. Io comunque penso che si illudano e che Al Sisi non li sosterrà.
Si parla molto di lotta alla povertà.
Entrambi i candidati cacciano nello stesso territorio e parlano ai poveri. Sabbahi è un candidato nasseriano, ma Al Sisi sembra il nuovo Nasser, quindi in ogni caso vincerà Nasser.

Ma hanno proposte economiche concrete?
Per ora francamente no. Pero mentre Sabbahi è un ottimo oratore, Al Sisi ha dalla sua l’immagine dell’uomo concreto che più che parlare ha saputo agire e questo è quello che gli farà vincere le elezioni. Nel momento di maggior pericolo per il Paese non è rimasto con le mani in mano. Il fatto che il generale sia un decisionista ha comunque sedotto molti investitori che cercano stabilità. Sopratutto quelli sauditi da cui dipende il Paese oggi. Sabbahi non può contare su questo fattore e la gente lo ha compreso.

L’affluenza sarà bassa come alle ultime presidenziali?
Io penso che sarà più alta dell’ultima volta e che molti Fratelli Musulmani voteranno al contrario di quello che dicono e sceglieranno Sabbahi, ma questo non cambierà il risultato e Al Sisi vincerà con un ampia maggioranza.

La maggior parte del Paese, quasi il 70%, non va mai a votare. Perché?
Non sono ancora abituati alla democrazia e molta piccola borghesia non va a votare. Penso che questa tornata elettorale avrà un’affluenza più alta del 30%, i poveri sono per Al Sisi, le persone ancora vicine a Mubarak sono anche esse per il generale, mentre molti giovani rivoluzionari e intellettuali borghesi voteranno per Sabbahi.

Per chi voteranno i quasi dieci milioni di cristiani?
I cristiani rimangono una minoranza molto consistente in Egitto, alcuni sono emigrati, ma la maggioranza è rimasta. Certo, se non ci fosse stato il 30 giungo e l’arresto di Morsi, ci sarebbe stata una emigrazione di massa, sopratutto verso la Giorgia che aveva aperto le sue porte verso gli egiziani cristiani o verso gli Stati Uniti. Per questo la maggioranza di loro voterà per Al Sisi, mentre solo una minoranza per Sabbahi.

L’economia egiziana può uscire dalla pesante crisi in cui è precipitata?
L’Egitto può essere un Paese ricco, ma bisogna combattere la corruzione, lo spreco, a cominciare da quello energetico. Possibile che pur essendo il Paese del sole non abbiamo pannelli solari? A Barcellona su ogni palazzo c’è un panello solare. Questa politica renderebbe il Paese meno dipendente da potenze straniere. Vendiamo la sabbia a prezzi bassissimi ai turchi e poi ricompriamo i prodotti finiti. Sarebbe molto più intelligente produrre direttamente qui le merci a base di sabbia.

Molti egiziani sostengono che in Europa ci siano preconcetti contro il generale Al Sisi, è vero?
Penso di sì, viene descritto come un brutale dittatore pronto a diventare il nuovo faraone dell’Egitto, ma non è così. Mia madre, che è anche essa giornalista televisiva, mi racconta che una volta mentre era con Al Sisi e il ministro interno, il ministro disse di voler mettere freno alle manifestazioni e il generale gli ha risposto che sarebbe stato un grossolano errore. Al Sisi ha un lato umano che in Europa negano e ultimamente in televisione ha ammesso che nella guerra contro il terrorismo sono morti molti innocenti, come per esempio a Rabaa e Nahda. La democrazia in Egitto sta nascendo ma ci vorrà del tempo, è una situazione simile a quella europea dopo la seconda guerra mondiale.
Il vero problema è la percezione che gli occidentali che non hanno compreso che Morsi oltre che un incapace stava creando un regime fascista che avrebbe cambiato l’Egitto, quella piccole libertà che c’erano erano dovute alla rivoluzione e lui le stava distruggendo poco a poco per creare un regime islamico. Il linguaggio è importante, non si può dire che Al Sisi è l’aurore del colpo di stato che ha fatto fuori il primo presidente eletto egiziano. Così dicendo si cancella in un battito di ciglio i 30 milioni di egiziani che hanno chiesto che Morsi se ne andasse e il tentativo dell’ex presidente di distruggere l’Egitto pur essendo stato votato da meno del 15% della popolazione, per altro comprando voti, cosa che in Europa sarebbe bastata a far annullare le elezioni.

Molta stampa europea e parte dell’opinione pubblica occidentale considera Al Sisi un dittatore, ma i governi degli Stati Uniti e dei Paesi Europei non stanno prendendo in realtà posizioni ostili contro il generale.
Sicuramente la posizione di molta stampa europea spinge gli egiziani sempre più tra le braccia di Al Sisi. Scrivevano le stesse cose di Nasser che rimane ancora oggi il presidente più amato del Paese. Vi siete infatuati dei Fratelli Musulmani, ma poi combattete Al Qaeda. Ma Al Zarqawi ha iniziato la sua carriera come Fratello Musulmano. Siete simili a quelli che si stupiscono che alle manifestazioni di Marie Le Pen si possano vedere teste rasate e gente con la celtica. Ma è evidente che la classe dirigente del Front National è solamente il loro volto presentabile dell’estrema destra francese, così come Morsi era la testa di ponte dei fondamentalisti islamici.

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