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Acea, sfide e incognite per il sindaco Marino che ha rottamato i vertici

Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha dunque vinto la singolar tenzone con i privati di Acea, forte del 51 per cento in mano al Campidoglio. Tanto rumore per nulla? Si vedrà.

Il primo cittadino della Capitale ha indicato come amministratore delegato un manager molto quotato, interno all’ex municipalizzata (Alberto Irace), considerato vicino a Matteo Renzi (Irace gestiva la società fiorentina dell’acqua quando Renzi era sindaco del capoluogo toscano) e un presidente, Catia Tomasetti, esperta di regolazione del settore. Nomine lontane anni luce dai desiderata del Pd romano, che anche per questo di fatto ha messo in mora il sindaco.

Coi soci privati di Acea c’è un accordo di massima: Francesco Gaetano Caltagirone è alla finestra, e attende di vedere cosa farà il nuovo management. I francesi hanno raggiunto l’accordo pur di mantenere i loro due consiglieri. Ciò detto, non mancano le incognite. Vediamole.

Prima incognita: per il modo in cui il Comune ha scritto l’ordine del giorno dell’assemblea del 5 giugno, la riduzione dei consiglieri è una strada obbligata. L’unica soluzione sarebbe stata quella di far dimettere l’attuale cda, ma il sindaco nonostante i baldanzosi tentativi non ci è riuscito. Quindi il cda andrà per forza a 7 componenti, e i francesi perderanno 1 consigliere. Bisogna vedere se accetteranno la nuova situazione oppure se sceglieranno la strada di impugnare l’assemblea (eventualità ritenuta poco probabile dagli addetti ai lavori).

Seconda incognita: l’ordine del giorno voluto dal Comune non prevede la revoca esplicita dell’attuale consiglio di amministrazione. Quindi, alcuni avvocati di peso sostengono che questo vizio di forma potrebbe esporre l’assemblea a diverse impugnative.

Terza incognita: l’agenzia di rating Fitch la scorsa settimana ha rivisto in positivo l’outlook di Acea (Bbb+) proprio per il lavoro del Cda che sarà revocato. Fitch ha detto che il cambio di management, al momento, è da considerarsi “neutrale”; e ritiene fondamentale che non venga cambiata la strategia industriale e finanziaria seguita finora dall’ex municipalizzata quotata a Piazza Affari.

Conclusione: Marino può dunque riuscire nel suo intento ma deve fare attenzione a non pagare un prezzo troppo alto in termini di fibrillazione sulla società. Ai mercati e ai investitori non interessa la politica, ma i numeri.


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