Il Pil dell’Italia viaggia intorno allo zero, ormai dall’inizio della crisi. E ogni inversione di tendenza annunciata si traduce al massimo in uno zero virgola (0,8%,la previsione del 2014). Niente paura: finalmente dal 3 ottobre tutto cambierà. Perché, conformemente a quanto previsto dalla nuova contabilità dell’Ue, nella stima del prodotto interno lordo anche l’Italia dovrà inserire l’impatto generato dalle attività illegali come il traffico di sostanze stupefacenti, la prostituzione e il contrabbando di sigarette ed alcol.
COME FUNZIONA L’OPERAZIONE
L’annuncio arriva dall’Istat che, in una nota, ha spiegato le innovazioni legate ai nuovi metodi di misurazione. Droga e prostituzione, dunque, entreranno nel calcolo del Prodotto interno lordo, in ottemperanza, spiega l’Istituto nazionale di statistica, al principio secondo cui le stime devono essere esaustive, cioè comprendere tutte le attività produttive di ricchezza, “indipendentemente dal loro status giuridico”. La metodologia seguirà linee comuni a tutti già tracciate dall’Eurostat e condivise a livello europeo per rendere omogenei i conti. Un’operazione però, come sperimentato con l’economia sommersa che viene pesata dall’Istat dal 1995, di “difficile realizzazione” per l’ovvia ragione, dicono gli economisti di via Balbo, “che si sottraggono a qualsiasi forma di rilevazione, e lo stesso concetto di attività illegale può prestarsi a diverse interpretazioni”.
ITALIA, MODELLO DI MISURA DEL SOMMERSO
Insomma, non c’è da gioire. Anche se, probabilmente, per l’Italia questa novità potrebbe equivalere a un improvviso balzo del reddito, Ma ci sarà? Non è così scontato. E non c’è da gioire anche perché il metodo usato per stimare l’economia sommersa dall’Ocse e dall’Eurosta, è basato sul metodo italiano formulato dall’Istat e utilizzato dal 1995 per l’evidente primato che ci contraddistingue. Le stime più recenti della nostra economia sommersa datano al 2008 e la valutano tra il 16,3% e il 17,5% del Pil.
RICERCA E ARMAMENTI DIVENTANO INVESTIMENTI
Droga, contrabbando e prostituzione, in ogni caso, non solo le uniche novità: nel nuovo Pil saranno capitalizzate le spese in ricerca e sviluppo, alla stregua di spese per investimento e non di più come componente dei costi intermedi. Anche la spesa per armamenti passerà da «consumi intermedi» a «investimenti». Al contempo, le merci inviate all’estero per essere trasformate non impatteranno sulle cifre lorde di export e import, riducendo il valore della posta. Mentre la maggiore trasparenza nella previdenziale separerà gli esborsi coperti da quelli no.
SE DROGA E PROSTITUTE FANNO LIEVITARE IL PIL
Droga e prostituzione potrebbero far balzare il Pil, anche solo come artificio contabile? Secondo gli esperti, solo se fossero liberalizzati: in tal caso i minori costi e le maggiori entrate fiscali potrebbero essere conteggiate realmente all’interno del Pil. Al contrario, si tratterebbe solo di un cambio di perimetro anche di difficile realizzazione. E che renderebbe inoltre impossibile il confronto con le serie storiche di riferimento. Eppure secondo il Procuratore Nazionale Antimafia, solo la droga, che è il mercato più attivo, vale quasi 25 miliardi (esentasse) di giro d’affari, contro i 45 lordi del comparto moda.
COME SI RIDUCE IL DEFICIT E IL DEBITO
Secondo il Sole 24 Ore, l’impatto sarà visibile “in piccola misura per quel che riguarda il deficit (attualmente al 2,6% del Pil), in entità più “visibile” per il debito (proiettato verso il massimo storico del 135%). Lo scorso gennaio la Commissione europea aveva stimato una variazione del Pil italiano compresa tra l’1 e il 2% (la Francia ha appena rivalutato il suo pil del 3,2%). L’effetto sul deficit nominale si attesterebbe al di sotto dello 0,1 per cento. Comunque un atout in più da spendere in sede di trattativa con Bruxelles per il timing di rientro dal debito fissato dal Fiscal Compact”.
UN PO’ DI NUMERI
La variazione “potrebbe liberare sino a un miliardo in nuove risorse – ha scritto Marco Zatterin della Stampa – I margini di manovra che i Paesi europei negoziano fra loro a Bruxelles nel momento di impostare le Leggi di Stabilità sono parametrati all’andamento del deficit e del debito misurati in percentuale del Pil. Se cambiano le regole, e aumenta il numeratore della frazione, il valore del rapporto migliora. Dunque, nel caso del disavanzo come del passivo storico, le cose vanno meglio. Se il governo è impegnato a correggere i conti, si aprono margini di spesa. O di risparmio”. Con il deficit/Pil al 3% nel 2013, spiega il giornalista, “un aumento del 2% della ricchezza potrebbe liberare uno 0,06% di deficit nominale, circa 900 milioni, se i conti fossero stabili (numeratore fermo); una variazione dell’1,5%, sarebbero 670; con l’1%, 450. Col debito divergente rispetto agli obiettivi strutturali Ue, potrebbe essere una forma di sollievo. O magari di più, a patto che l’Europa sia flessibile e l’Italia negozi bene (e risani meglio)”. E dalla sua l’Italia adesso ha anche un governo fortificato dalle elezioni europee e nessuna scusa plausibile per rimandare ancora le riforme.