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Che cosa non mi convince della Leopolda renziana di Centrodestra

Il dibattito avviato da Formiche.net su una Leopolda di centrodestra merita attenzione, dialogo e un immediato azionismo. Dal momento che Matteo Renzi e il suo Pd 2.0 non saranno solo una parentesi politica/partitica ecco che il versante opposto ha tutto il tempo per ridefinirsi e immaginare un altro percorso che lo porti ad essere nuovamente forza di governo. Rottamazione? Leopolda? Tsipras di destra? Non credo che imitando le idee altrui si possa costruire un’alternativa valida e dignitosa, sarei più propenso a concentrare forze e idee su un’idea fondata su due punti basilari: la Nazione e l’Europa.
Ripartire da un nuovo patriottismo costituzionale, europeo, valoriale, unitario così come sottolineato -quando era in carica- dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, credo sia l’unica strada da percorrere per ottenere una destra moderna, europeista, credibile e non populista. Spiace constatare come, soprattutto negli ultimi dodici mesi, accanto alla parola destra ci sia stato un proliferare di considerazioni e aggettivi legati al razzismo, all’antieuropeismo, alla xenofobia, all’intolleranza, al protezionismo tout court.

Una destra moderna dovrebbe invece, nel rispetto di razze, popoli e mercati, ragionare serenamente sull’immigrazione e sull’Europa, su un’economia che ha dimenticato l’antropos e su una mancata valorizzazione delle eccellenze italiane, su una globalizzazione gestita in malo modo e su una lotta valoriale contro chi urla a sproposito contro la casa comune europea, dimenticando gli spunti dei padri fondatori come Adenauer e Schuman.
Una destra moderna, pro Europa e nazionale, dunque. Che sia sinonimo di apertura continentale che contempli un’idea democratica e forte di senso nazionale. La valorizzazione dei gioielli di famiglia italiani come ad esempio Eni, Finmeccanica e Fincantieri non può essere immolata sull’altare di partite di giro come il dover raggranellare qualche centinaio di milioni di euro utile al teatrino degli 80 euro decisi dal governo, al pari dei tagli scriteriati contro l’informazione pubblica e contro i diritti. Si taglino gli sprechi veri e i benefit, non si indebolisca la sanità, la Rai o la pubblica amministrazione che dovrà essere sì destinataria di una ridefinizione ma rafforzandone il ruolo.

Occorre una visione strategica che non incespichi su piccoli ostacoli e guardi alla meta finale, ben più significativa: immaginare l’Italia del 2030, costruirla da subito con lo sforzo congiunto di un forte partito al governo e di un’altrettante forte componente all’opposizione, che invece oggi è frammentata e dai connotati ancora indefiniti. Le riforme, per dirne una, è bene farle insieme ma con un dibattito da cui emergano le diverse ricette dei due partiti, non che il tutto si riduca ad uno specchio ingannatorio che sa di vecchie logiche.
Ecco che i tempi diventano fondamentali. Questa seconda parte del 2014, in concomitanza con il semestre di presidenza di turno dell’Ue e con l’oggettivazione delle promesse renziane, sia momento di scontro, incontro e quindi- come ricordava Einaudi- di produzione di un’idea. Non importa se federazione, alleanza, o altre alchimie antiche che sanno solo di politichese stantìo: al Paese e al suo elettorato non socialista occorre un contenitore nuovo e che disintegri gli errori del passato, con lo spirito democratico rappresentato dalle primarie e da una partecipazione (vera e non pilotata) della rete, con l’azzeramento di modi e tempi che hanno prodotto lo sgretolamento del centrodestra italiano. Non avrebbe senso rimettere in piedi un qualcosa con lo stesso ingegnere e il medesimo architetto ma, nel rispetto di ruoli e contributi, avviare ex novo un’esperienza politico-sociale definita.

“NazionEuropa” potrebbe essere l’itinerario che il navigatore biancorossoeverde rappresentato da giovani euro patrioti ha in memoria. Il continente è tagliato orizzontalmente da una lama pericolosa e affilata che prende il nome di populismo. L’unica medicina per impedire il rischio-Grecia e per evitare che le urla elettorali di pancia conducano al caos, è offrire una proposta politica seria e credibile, che guardi all’Europa con convinzione ma la pungoli ad una trasformazione, che parli alle nuove generazioni con volti innovativi e con un altro logos, che faccia mea culpa per le mancate riforme degli ultimi vent’anni e inventi soluzioni ai nuovi problemi euro italiani.
La questione meridionale legata al lavoro ed alle mafie, così come quella settentrionale con il drago a sei teste della burocrazia che uccide le imprese, sono due temi sul tavolo italiano ancora purtroppo irrisolti, al pari della riforma della giustizia civile, responsabile della fuga degli investitori. Ripartire da una destra azionista, europeista e democratica, che immagini, proponga e agisca in tempi rapidi è ciò che auguro al mio Paese.

@robertomenia

*già sottosegretario all’Ambiente

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