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Civiltà Cattolica consiglia a Renzi di rottamare anche socialismo e post-comunismo

Un voto “liberante e di indirizzo”. Così Civiltà Cattolica definisce l’esito delle elezioni del 25 maggio. Nell’editoriale sul numero del 7 giugno, la rivista dei Gesuiti analizza le Europee e ne legge un significato simbolico per il presidente del Consiglio.

Secondo la pubblicazione diretta da Padre Antonio Spadaro, “la responsabilità che viene consegnata a Renzi è anche quella di riscrivere il riformismo sociale e l’identità del Pse a cui i 31 deputati del Pd aderiranno, deideologizzandolo della matrice socialista e post-comunista, e rimettendo al centro l’attenzione ai più deboli, la solidarietà tra i popoli, la coesione sociale, il lavoro dei giovani e la redistribuzione che introduca un reddito minimo di cittadinanza, il rafforzamento del sistema industriale basato sulla sostenibilità am¬bientale e un’unione bancaria che renda unico il mercato del credito e i controlli sulle attività finanziarie”.

Usando il lessico renziano, si potrebbe tradurre il consiglio dei Gesuiti nel “rottamare” le vecchie ideologie della sinistra. Per compiere questa missione, il giovane presidente del Consiglio è facilitato dalle sue radici cattoliche. L’editoriale lo dipinge infatti come “una persona che si è formata all’interno dell’eredità del pensiero cristiano e in particolare alla scuola di un politico come Giorgio la Pira, suo predecessore a Palazzo Vecchio di Firenze”.

L’attenzione verso il segretario del Pd è testimoniata dal numero di volte in cui la rivista si è occupata di lui. A marzo gli aveva dato il benvenuto a Palazzo Chigi, fornendogli le sue cinque condizioni per accordare all’esecutivo la “fiducia” e lasciando una conclusione aperturista sulla sua futura azione.

A metà maggio, quasi un endorsement sulle riforme istituzionali renziane che recuperano “lo spirito costituente”, pur con qualche obiezione.

Ora invece, in chiave europea, c’è da recuperare l’insegnamento di De Gasperi del ’51 che conclude l’editoriale: “La costruzione degli strumenti e dei mezzi tecnici, le soluzioni amministrative sono senza dubbio necessarie (all’Europa) […]. Ma non corriamo il rischio che si decompongano se un soffio vitale non vi penetri per vivificarle oggi stesso? […]. Senza vita ideale potrebbe anche apparire ad un certo momento una sovrastruttura superflua e forse anche oppressiva”. Dovrà essere questo monito a indirizzare Renzi alla guida del semestre europeo dal primo luglio, dicono i Gesuiti.



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