Riceviamo e pubblichiamo
E’ importante che un luogo di confronto aperto come Formiche.net guardi con interesse critico al progetto di Italia Unica e mi sembra giusto chiedere ospitalità per contribuire al dibattito che da settimane la testata online dedica all’iniziativa politica di Corrado Passera. Una recente ricostruzione è stata già approfondita sul piano programmatico da Luca Bolognini. Per parte mia credo doveroso puntualizzare alcuni passaggi più squisitamente politici della ricostruzione.
Innanzitutto la critica sull’élitarismo del movimento. Italia Unica non lo è e non vuole esserlo. Il progetto parte da un programma aperto al contributo di altri, elemento non consueto – ne siamo consapevoli – per una politica molto sloganistica alla quale siamo da troppi anni sottoposti. E’ invece proprio sulla definizione del programma, sulle dinamiche del confronto e dell’arricchimento che il messaggio si fa strada fino a diventare esso stesso politico. Inverso ai canoni tradizionali, ma non per questo elitario, anzi. Ciò che in passato è stato imposto (e nascosto), oggi diventa chiave di accesso al consenso o meno sulle proposte per un Paese migliore.
Per come la vediamo noi, dunque, la politica presuppone una preparazione tematica approfondita che delinea, passo dopo passo e in “contraddizione” col sistema attuale, anche la sua collocazione valoriale. In un mercato sempre più liquido, forse ben di più di quanto sia la stessa società attuale, l’autoposizionamento sarebbe perlomeno opinabile, quando non arrogante. Molti punti del programma di Italia Unica non hanno un “colore”, anche se non ci sono dubbi su quali siano i cardini che la rafforzano. Perché hanno chiara la concezione che trasparenza, merito e competenza vengono prima di tutto.
Le centinaia di giovani che si sono avvicinate al movimento durante il viaggio in Italia che Corrado Passera ha fatto tra febbraio e aprile non sono “simboli” da mettere in mostra. Sono concreti “pezzi” di un modo innovativo di concepire la politica, dove i posti di comando non sono già occupati o tramandati. E con loro professionisti, insegnanti, piccoli imprenditori, artigiani, agricoltori, il tessuto di un’Italia reale che vogliamo tornare a essere orgogliosa. Non caselle predefinite, dunque, nessuna élite, ma uomini e donne di valore e di valori che si rendono disponibili ad avviare un progetto collettivo.
Ugualmente, la faticosa e vana ricerca di personaggi da “retroscena” che ha occupato i media in questi mesi dimostra come il progetto di Italia Unica sia davvero diverso. Chi ha fatto politica con competenza, trasparenza e merito è il benvenuto nel nostro cammino (e l’esperienza a livello locale ha valore doppio), ma qui si ferma il rapporto – senza pregiudizio, sia chiaro – che intendiamo avere con chi ha avuto magari occasione di cambiare il Paese e non ci è riuscito. Senza rimpianti e senza rancore.
C’è tanta Italia che ha voglia di politica, e a quella guardiamo, in special modo a quella di chi immagina un’alternativa credibile al socialismo renziano. Sarebbe facile entrare in polemica con chi oggi quella alternativa non la propone, limitandosi a una finta opposizione di lotta o di governo o rimanendo prigioniera di personali battaglie. C’è bisogno di una politica concreta ed efficace, che metta gli italiani in grado di superare veramente la crisi e guardare con fiducia al futuro. Tutto questo resta slogan, però, se non si dipana dalla consistenza di un programma. E quello c’è, incontrovertibile.
Non si può pensare, insomma, che la politica si debba fare con il “permesso” del ceto dirigente di turno. Sappiamo bene che qualsiasi democrazia si fonda su un bipolarismo maturo, sereno, dove si confrontano almeno due modelli, due visioni, due programmi. Oggi nel panorama italiano si staglia netta una delle due gambe di questo sistema, per merito sicuramente di Renzi, ma anche per fattori straordinari dai quali non vanno escluse le responsabilità del centrodestra, mentre l’altra è fragile, incapace di sostenere il peso di una ruolo necessario e utile.
Italia Unica vuole contribuire da protagonista alla costruzione della indispensabile gamba che manca. Non per diritto divino o per “occupazione militare”. Semplicemente ponendo sul tavolo temi duri e soluzioni per risolverli. Aggregando quelle anime e quelle persone che non si riconoscono nella visione e nelle tattiche dell’attuale Pd e che non si arrendono all’idea che la maggioranza autentica del Paese non sia rappresentata. Che questo possa essere visto come impresa ardua se non irrealizzabile fa ovviamente parte del dibattito e anzi ci spinge ad affinare sempre meglio le nostre proposte e i nostri messaggi. Ma che si debba anche chiedere il permesso al “ceto dirigente” di una realtà sull’orlo di una crisi di nervi, forse è un po’ troppo. E’ ai loro elettori che bisogna dare risposte e chiedere il permesso di un dialogo o di un confronto, piuttosto.
Conseguentemente, all’annotazione che Corrado Passera non sembra considerare il tema delle primarie o quello di una “Leopolda Blu”, quasi si dovesse ripetere obbligatoriamente il meccanismo del centrosinistra per essere autorevolmente di centrodestra, la risposta è anche in questo caso nei fatti. Le primarie delle idee e delle proposte ci vedono largamente e orgogliosamente in gioco. Ne abbiamo fatte tante e tante altre ne faremo, come ogni forza democraticamente alternativa dovrebbe fare. Ma pretendere di misurarsi con chi è già stato sonoramente bocciato dagli elettori ha un che di autolesionistico al momento francamente incomprensibile. Sia chiaro, alle primarie del nuovo ci saremo, perché il confronto si fa su tutti i piani, ma si tratta di un altro discorso.
Diverso il tema sulla cosiddetta “Leopolda Blu”. La proposta di Formiche.net va esattamente nel solco di quanto Italia Unica propone con i media civici sul piano programmatico, dove le proposte economiche e istituzionali diventano elemento di dialogo e di partecipazione. Se è solo una questione semantica, allora direi che il problema è fin d’ora superato. Se invece vogliamo per forza considerare necessario esempi innovativi di impronta generazionale, ebbene a quello preferiamo rispondere con la forza della generatività, esperienze a confronto che arricchiscono reciprocamente ben al di là della logica da sfogatoio o da “io c’ero”.
In questi giorni il cantiere avviato il 14 giugno da Corrado Passera si è messo in moto. Radicarsi sul territorio con “Porte” di ingresso alla buona e nuova politica non è impresa facile, specie se affrontata con le logiche di cui abbiamo parlato. Ma l’entusiasmo con cui, da ogni territorio, riceviamo disponibilità e richieste di contatto supera ogni ostacolo. E’ la conferma che di politica c’è voglia e che l’offerta di Italia Unica inizia a essere raccolta. Presto saremo attivi da sud a nord e partiremo con la seconda parte del nostro viaggio, un viaggio che non interromperemo mai, perché il confronto ha segnato le vite professionali di tutti noi e siamo convinti sia il modo migliore per fare politica, specie in una fase in cui emerge evidente la mancanza di ascolto e la lontananza dell’attuale politica dai problemi concreti e urgenti di famiglie e imprese.
E’ un cantiere orgogliosamente liberalpopolare, con valori forti che si incardinano in proposte di programma altrettanto forti. Alternativo alle ideologie perché basato sulle idee e soprattutto sulle soluzioni. Questo non è tecnicismo, semmai consapevolezza che l’esperienza e la concretezza possono (e devono) riempire il vuoto creato dalla politica delle parole e degli annunci. Tutto questo, dunque, non è elitario, non è esclusivo, non è già visto. E’ sicuramente ambizioso e difficile. Ma crediamo sia necessario per dare un futuro sereno e di opportunità al Paese.
Lelio Alfonso
coordinatore di Italia Unica