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Disoccupazione, ecco i settori più colpiti

Italia. Il tasso di disoccupazione è rimasto stabile ad aprile, al 12,6% (il dato di marzo è stato
rivisto al ribasso di un decimo dopo che già il mese scorso vi era stata una significativa revisione al ribasso dei dati dei primi due mesi dell’anno). Il tasso dei senza-lavoro resta comunque vicino al massimo storico di 12,7% toccato nei primi due mesi dell’anno.

• La stabilità di aprile è il risultato di un calo dello 0,3% m/m degli occupati compensata da una flessione all’incirca della stessa entità delle forze di lavoro. Di conseguenza sono scesi di due decimi sia il tasso di attività (al 63,6%) che il tasso di occupazione (che, al 55,4%, è tornato ai minimi storici dopo il rimbalzo di marzo). Nuovo record per la disoccupazione giovanile, arrivata al 43,3% dal 42,9% (rivisto al rialzo di mezzo punto) di marzo.

• L’indagine sulle forze di lavoro ha mostrato che nel 1° trimestre 2014 il tasso di disoccupazione (in termini destagionalizzati) è salito di due decimi rispetto al trimestre precedente, al 12,7% (in linea con le attese). In termini non destagionalizzati, i disoccupati hanno toccato il record di 3 milioni 487 mila unità (pari al 13,6% della forza-lavoro).

• Nel 1° trimestre, comunque, si attenua il calo tendenziale dell’occupazione (da -1,7% di fine
2013 a -0,9%: è il dato migliore da cinque trimestri); la flessione si conferma più accentuata per gli uomini (-1,3%) che per le donne (-0,5%), per la popolazione italiana rispetto a quella
straniera, e per il Mezzogiorno rispetto al resto d’Italia (-2,8% a/a). Continua la divergenza tra
occupati a tempo pieno in flessione (-1,4%) a fronte di un aumento (involontario) del part-time (+1,1%). Resta negativo il saldo tendenziale non soltanto per i lavoratori flessibili (occupati a termine e collaboratori) ma anche per i dipendenti a tempo indeterminato (-1,4% a/a, pari a -169 mila unità). Il dettaglio settoriale mostra che va diventando meno negativa la tendenza dell’occupazione nell’industria (-0,3% a/a), mentre il comparto più colpito restano le costruzioni (-4,8% a/a). Infine, dopo tre trimestri di crescita, torna a calare il numero degli inattivi (soprattutto di quelli più distanti dal mercato del lavoro, coloro che non cercano e non sono disponibili a lavorare: in particolare si tratta di donne nel Centro Italia; all’opposto aumentano quanti cercano lavoro non attivamente, per oltre la metà dei casi nel Nord, e coloro che non hanno cercato un impiego ma sono disponibili a lavorare, soprattutto al Mezzogiorno); continua a crescere, tra i motivi della mancata ricerca del lavoro, l’importanza dello scoraggiamento.

• In sintesi, il mercato del lavoro resta in una situazione di grande debolezza, soprattutto per
quanto concerne i giovani; inoltre, restano preoccupanti i numeri non solo sulla quantità ma
anche sulla “qualità” dell’occupazione. Tuttavia, anche sul mercato del lavoro il peggio sembra passato, e, se l’incipiente ripresa congiunturale sarà confermata, difficilmente il tasso di disoccupazione salirà significativamente rispetto ai massimi toccati nei primi due mesi dell’anno.


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