Skip to main content

Gianfranco Fini ritorna in politica, una cronaca semiseria

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Di solito cerco di evitare di scrivere di politica. Tuttavia, dato che sono certo che molti di quelli che sabato scorso non sono riusciti ad andare alla quinta discesa in campo dell’eterno delfino stiano rotolando per casa spauriti domandandosi “Cosa farà il Presidente? Che dirà il Presidente? Che incarico sarà dato agli occhiali del Presidente?”, lasciate che usi i miei poteri telepatici e le memorie di una breve ma intensa (brensa, come dicono i bolognesi) partecipazione all’estinto FLI per descrivervi l’incontro.

I torpedoni sono arrivati presto, da tutta Italia, carichi di quella gioia da sagra del caciocavallo di Montebolla Scalo che solo l’idea di poter ricostruire il centro-destra può donarti. Ma che centro destra vogliono i nostri?
Beh, un centro destra che sia oltre le categorie politiche e che sia più destra che centro, ma senza dimenticare le importanti battaglie cattoliche e le radici giudaico cristiane dell’Europa. Una destra moderna, ma salda nelle proprie radici, mica come quella meschina della Boldrini che non partecipa alla commemorazione dell’anima di Almirante.

Un centro destra liberale, sicuramente, che dia forza agli individui e al tessuto imprenditoriale italiano, ma tenendo ben presente che non può esserci ricchezza senza società e che il bene pubblico, la Nazione, è l’obiettivo al quale tutti dobbiamo tendere anche a costo di dichiarare guerra all’India.
Un centro destra europeo, ma conscio che Roma sia la città più bella del mondo, un centro destra delle eccellenze, un centro destra inclusivo che porti avanti la battaglia sull’integrazione degli immigrati ma che se lo faccia venire duro come il marmo sapendo che Istria e Dalmazia, Italia e non Croazia.

(FINI TRA IDEE, PROGETTI, EVANESCENZE E FOTO DI UMBERTO PIZZI)

Insomma, citando i nostri latini, un centro-destra ad mentula canis. Tutto questo verrà detto dal Presidente senza falsi giri di parole e guardando negli occhi il sale messo nella minestra dalla sua azione politica. Il sale, ovviamente, guarderà negli occhi in Presidente. E quali brividi! Quali emozioni si scateneranno in una platea di qualche manciata di fedelissimi discesi dai monti di Predappio o dei Parioli per seguire il richiamo dell’Uomo. Parola maschia e dolce, retorica affascinante e vuota, gesto imperioso e sterile. La platea non potrà che fare una standing ovation al suo Presidente. Se il tempo è galantuomo, anche 3 o 4.

Va da sé che eventuali votazioni avverranno in assenza di candidati alternativi e per democratica alzata di mano. Una volta finito di aizzare le Folle, gli occhiali del Presidente si eclisseranno in prima fila per ascoltare il momento, annunciato dalla signorina-che-regge-il-microfono, che tutti aspettavano: il microfono aperto. All’urlo di “sali sul palco e narraci della tua visione distorta del mondo e delle cose” ecco che arriverà un’infinita teoria composta da giovani di 40 anni, trombati da qualsiasi partito, pazzi, accademici, la responsabile dell’associazione X, il giovane industriale, il politico (applausi) e, fondamentalmente, la qualunque.

Gli interventi avranno una durata scandita da un enorme orologio, dureranno 5 minuti e andranno avanti per 76 ore. Tuttavia, noi sappiamo che non è sul palco che si fa la Politica con la Z maiuscola. Bisogna avventurarsi tra gli stand di 400 associazioni mai sentite nominare (“Destra di Popolo”, “Destra Moderna”, “Uominisessuali di Destra”, “La Destra in cucina”, “Sì, vogliamo il Fascio”) e il pregnante profumo di porchetta per cogliere il vero spirito animale della base del Presidente.

(CHI SONO I FINIANI DOC PRONTI A SEGUIRE IL NUOVO FINI)

Chi ha bisogno del futuro quando si può vivere nei ricordi di un passato mai esistito? In fondo, i treni oggi non arrivano nemmeno in orario. Saranno i sionisti, Monti o i massoni. Chissà. Passato che viene analizzato attentamente dalle 90 commissioni tematiche che si tengono da qualche parte ai margini della sala. La logica è sempre quella del microfono aperto, ma arricchita dell’invito ad esprimersi in termini specifici su argomenti tecnici dei quali non si conosce nulla. Si delibera a maggioranza e si ottiene, finalmente, una bozza di risoluzione congressuale costruita dal basso e approvata dal Presidente svariati giorni prima della redazione delle medesima.

Come è possibile? Magia e la forza dei processi democratici dal basso. Sono le 18 e la sagra sta per giungere al termine. Stanchi, ma contenti di aver contribuito a riformare l’Italia per la settordicesima volta in vita loro, i membri della base andranno a sedersi in platea per il discorso finale. Discorso che verterà sull’importanza storica del momento, importanza che, sull’onda di citazioni che spaziano da Almirante ad Einaudi senza soluzione di continuità, riesce a commuovere perfino un uomo dalla maschia scorza come il Presidente. Commozione che, ça va sans dire, non potrà mai eguagliare quella scatenata dal ricordo di Pinuccio Nostro, di Berlinguer, di Nilde Iotti, Dodo dell’Albero Azzurro e Tremaglia.

(CHI HA PIZZICATO PIZZI ALL’EVENTO DI GIANFRANCO FINI… LE FOTO)

Il Presidente, però, sa che un risultato del genere non sarebbe stato possibile senza l’aiuto dei nostri ragazzi, i famigerati giovini del centro-destra. Segue quindi sfilata sul palco dei nostri ragazzi. Gli stessi nostri ragazzi che trasformarono il giovanile di Fli in un campo di battaglia volto a supportare le proprie velleità da Parlamentari. I nostri giovani sorridono. Jack Torrance non avrebbe nulla da invidiare a quel smerigliare di smalto. È tardi, la sala è finalmente vuota, ma il calore dell’illusione di essere parte di qualcosa di bello, di qualcosa di grande e non di qualcosa votato al riciclo è intensa nei torpedoni che si perdono nella notte romana. Ed è pace, in tutto l’Impero.


CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter