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Chi vincerà, e perché, i Mondiali di Brasile 2014. Report di Goldman Sachs

Che l’Italia sarebbe uscita dalla Coppa del Mondo di calcio qualcuno lo sapeva già. Anche se questo qualcuno la faceva sopravvivere fino ai quarti e non la dava per morta così presto. In ogni caso lo stesso mago delle previsioni, prima che i Mondiali iniziassero, prevedeva che il vincitore sarebbe stato il Brasile. Avrà indovinato anche questo? Staremo a vedere. La parte divertente è che il visionario non è un commentatore sportivo, né un vate, ma una banca d’affari Usa: Goldman Sachs, che a fine maggio in un corposo report dal titolo “The World Cup and Economics 2014” sciorinava statistiche e algoritmi sui mondiali brasiliani come fossero strategie di investimento.

Quinta edizione senza O’Neill

Non è la prima volta che il colosso del credito si cimenta in simili esercizi, anzi nell’introduzione del lavoro di 67 pagine ricorda che si tratta della quinta edizione, la prima era avvenuta in occasione dei mondiali di Parigi nel 1998 per iniziativa di Jim O’Neill, l’ex presidente – per vent’anni – del gruppo nonché guru degli investimenti e inventore dell’acronimo Bric per indicare i quattro emergenti che avrebbero conquistato il mondo (Brasile, Russia, India, Cina), ben prima che l’avanzata avesse inizio. Anche i guru hanno una debolezza, quella di O’Neill è il calcio.

Un algoritmo matematico per eleggere il Campione

E per dare scientificità alla cosa gli economisti che hanno realizzato lo studio hanno analizzato i dati sulle partite fin dagli anni Sessanta. Escludendo le amichevoli e focalizzandosi solo sui match internazionali, gli esperti hanno messo in correlazione diverse variabili con i risultati delle circa 14mila competizioni in esame. Tra le variabili: il fatto che la squadra giocasse come ospite, o che la partita si giocasse in casa, nel proprio Continente; il numero di gol segnati da una squadra nelle precedenti dieci partite e quelli segnati dagli avversari; oltre all’Elo ranking, un insieme di fattori che decretano il successo medio di una squadra.

Brasile vincitore al 48,5%

Ne deriva il migliore modello econometrico possibile grazie a cui i broker hanno stabilito che il Brasile ha il 48,5% di possibilità di vincere la Coppa, segue l’Argentina con il 14,1%, la Germania a quota 11,4%; mentre l’Italia aveva appena l’1,5% di probabilità di sollevare il trofeo al cielo. E per dimostrare le proprie capacità predittive, gli economisti hanno ricordato anche com’era andata nel 2010: il modello funziona abbastanza. Infatti anche se anche in Sud Africa il Brasile era dato per vincitore, a seguire a ruota c’erano Spagna e Olanda che effettivamente hanno giocato la finale. E pure la semifinale fu giocata da tre delle top four individuate da Goldman. Le semifinali del 2014 dovrebbero essere un affare tra Brasile, Argentina e Germania (la Spagna, quarta tra le favorite ha già detto adiós al campionato).

L’impatto sulle Borse

Ma al di là dei pronostici da tifosi – per quanto scientifici – il report, ricchissimo di interviste, incontri con leggende del calcio vecchie e nuove e di una minuziosa analisi Paese per Paese e squadra per squadra, affronta anche due temi interessanti per l’investitore. Il primo è l’impatto del mondiale sulle Borse. “Un impatto c’è, anche se per un breve periodo – scrive l’economista Peter Oppenheimer – in media il Paese vincitore ha una performance superiore del 3,5% rispetto ai mercati globali nel corso del primo mese dopo il mondiale. Una cifra significativa anche se questo effetto sfuma rapidamente, nel giro di tre mesi. Però nell’anno successivo alla finale lo stesso mercato fa peggio del 4% rispetto al resto del mondo e questo vuol dire che nessuno riesce a capitalizzare sulla vittoria. Il messaggio è chiaro: godetevi il successo finché dura”. Il balzo nel mese successive alla vittoria è sempre presente dal 1974 con la significativa eccezione del Brasile nel 2002 in cui però una profonda recessione e crisi valutaria trainò il mercato giù del 19% in quel mese. Mentre nel 1994 la vittoria portò al Brasile una sovraperformance del 21% e il Toro durò un anno con uno scarto del 39% rispetto agli indici globali. “Il leggero blue che prende il secondo classificato si riflette sui mercati – continua Oppenheimer–- con una sotto performance media, per sette dei nove secondi, dell’1,4% che a tre mesi è peggiorata a -5,6%. Anche sul Paese ospitante ci sono degli effetti: in media un sovraperformance del 2.7%, sempre limitata al primo mese”.

Perché Cina e India per vent’anni non vinceranno a calcio

Il secondo tema, nella tradizione Bric è la spiegazione del perché Cina e India “che racchiudono un terzo della popolazione mondiale e tantissimi giovani non hanno successo nel calcio e non ne avranno per molto tempo: almeno vent’anni separano queste due potenze mondiali da una Coppa del Mondo”. Eppure la Cina ha vinto più medaglie in assoluto alle ultime olimpiadi: “In Cina – spiega l’analista Yu Song – lo Stato monopolizza lo sport e investe in quelli competitivi per incrementare il medagliere e il calcio non ne offre abbastanza. Inoltre nei giochi di squadra i cinesi non sono forti mentre eccellono in quelli individuali”. Ancora peggio l’India che “nei ranking globali – conclude l’analista Vishal Vaibhaw – è superata da Paesi come Senegal, Botswana, Ghana, Rwanda, Gambia and Haiti e non riesce a produrre 11 giocatori fenomenali da una popolazione di 1,2 miliardi di persone di cui il 30% hanno tra i 10 e i 24 anni. Mancano strutture e il calcio non è praticato né incentivato”. In India si gioca a cricket.

E noi possiamo dormire tranquilli: almeno nel calcio Cina e India non ci supereranno – per ora.


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