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Il duello tra Blatter e Platini per la poltrona Fifa

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo l’articolo di Tino Oldani apparso su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi

Per un mese, il Mondiale di calcio che si gioca in Brasile terrà incollati alla tv miliardi di tifosi. È un evento sportivo che si ripete ogni 4 anni ed è tra i più floridi sul piano economico. Il costo dei diritti televisivi, a partire dal Mondiale giocato in Germania nel 2006 (1,2 miliardi di dollari), è cresciuto a dismisura, salendo a 1,8 miliardi per quello giocato in Sudafrica, fin quasi a raddoppiare per l’attuale: 2,3 miliardi di dollari.

AFFARI MONDIALI

Un business florido, che arricchisce sempre più il bilancio della Fifa, la Federazione internazionale delle associazioni calcistiche, che ha sede a Zurigo, rappresenta 209 Paesi, ed è il vero governo mondiale del calcio. Il suo bilancio 2013 ha chiuso con un fatturato di 1,4 miliardi di dollari, 72 milioni di utili e 1,4 miliardi di riserve. E da 16 anni, il suo boss incontrastato è lo svizzero Sepp Blatter, 78 anni, che è riuscito a farsi eleggere presidente della Fifa per ben quattro volte, e punta alla quinta rielezione, fissata per il giugno 2015.

A SUON DI TANGENTI

Da qualche tempo, però, oltre che un business molto ricco, il calcio mondiale si sta rivelando un settore molto corrotto, dove le decisioni più importanti, compresa l’assegnazione al Qatar dei Mondiali di calcio del 2022, sarebbero state pilotate a suon di tangenti milionarie. Ed è proprio di tangenti che si parla in queste ore, dietro le quinte del Mondiale in Brasile, dove i presidenti delle maggiori associazioni nazionali di calcio si stanno incontrando per decidere chi dovrà essere il prossimo numero uno della Fifa.

LE INTIMIDAZIONI

I due uomini più potenti del calcio britannico, Greg Dyke, presidente della Football Association (FA), e il suo vice David Gill, hanno intimato a Blatter di lasciare la poltrona e di non provare neppure a ricandidarsi «poiché la sua immagine reca danni alla stessa Fifa». Glielo hanno detto in faccia, durante una riunione in Brasile dei vertici calcistici, facendo leva su un’inchiesta pubblicata il primo giugno dal Sunday Times. «Siamo in possesso di centinaia di milioni di documenti segreti, tra email, lettere e trasferimenti bancari» ha scritto il giornale inglese, che dimostrano come l’ex vicepresidente della Fifa, ex delegato Fifa per il Qatar ed ex boss della Federazione asiatica, Mohamed Binn Hamman, avrebbe pagato mazzette per oltre 5 milioni di dollari, soprattutto ai votanti africani in seno alla Fifa, per assegnare nel 2010 al Qatar i Mondiali del 2022, superando così la candidatura di altri Paesi.

LE INCHIESTE

Non è la prima volta che Bin Hamman finisce sotto accusa per tangenti. Insieme a un suo collega, Jack Warner, capo della Federazione centro-americana, era già stato incastrato tempo fa da una inchiesta precedente dello stesso Sunday Times, ed entrambi si erano dovuti dimettere dalla Fifa per corruzione. Dopo le indagini del giornale inglese, si erano mossi anche il Parlamento inglese, con una raffica di interrogazioni al governo, e perfino l’Fbi. E per i due tangentari del calcio è stata la fine. Guarda caso, Bin Hamman e Warner erano due ex alleati di Blatter in seno alla Fifa, che però nel 2011 avevano deciso di contrastarlo nell’elezione a presidente. Un caso che siano uscite delle carte che li avrebbero incastrati?

LA QUARTA RICONFERMA DI BLATTER

Di certo, Blatter nel 2011 non ebbe rivali per ottenere la quarta riconferma. L’unico che poteva fargli concorrenza era il francese Michel Platini, ex calciatore della Juventus, diventato numero uno della Uefa, l’organizzazione calcistica europea. Ma Blatter, secondo alcuni, si sarebbe allora accordato con lui con una semplice promessa: non candidarti ora, e nel 2015 sarai il mio successore. Promessa che il vecchio squalo del calcio mondiale, a quanto pare, si è rimangiato, poiché (dice lui) «la mia missione non è ancora terminata».

IL DUELLO TRA BLATTER E PLATINI

Tra Blatter e Platini è iniziato così un duello che, per uno dei due, sarà mortale. Guarda caso, proprio nell’intervista al quotidiano svizzero Blick in cui ha annunciato di essere nuovamente in corsa, Blatter ha aggiunto che «è stato uno sbaglio» assegnare al Qatar il Mondiale del 2022: «per il caldo», ha precisato sfidando il ridicolo, visto che, da sempre, nei deserti fa molto caldo. Su quella decisione, sostiene, avrebbero influito «le pressioni» del governo francese. Un messaggio in codice, ma chiaro a tutti, per mettere il rivale Platini sul banco degli accusati. È risaputo, infatti, che, da anni, Platini e l’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad Al Thani, sono grandi amici. Alla vigilia dell’assegnazione dei mondiali del 2022, fu proprio il numero uno dell’Uefa ad accompagnare l’emiro a una cena all’Eliseo con Nicolas Sarkozy. E il figlio di Platini è stato assunto dall’emiro nel Qatar Sport Investments, un fondo ricchissimo (la squadra Psg di Parigi è sua).

LE ACCUSE DI PLATINI

Agli schizzi di fango, Platini ha risposto mettendo sotto accusa «le società opache che sono proprietarie di diverse star del calcio, ma hanno sede in paradisi fiscali e sono controllate da intermediari sconosciuti o da fondi di investimento. Una prassi pericolosa per il calcio, di cui non voglio più essere complice». Come dire: prendetevela con Blatter se ci sono casi come quello del calciatore brasiliano Neymar, che ha costretto alle dimissioni il presidente del Barcellona, Rosell, che pagò 57 milioni di euro per acquistarlo, ma solo 17 finirono al club venditore, mentre 40 sparirono nei paradisi fiscali. Tutt’altro che intimorito dagli attacchi, Platini ha fatto sapere che deciderà se candidarsi o meno al vertice Fifa soltanto dopo il Mondiale brasiliano. Nel frattempo, un altro campione, Maradona, si è schierato al suo fianco: «Dentro la Fifa ci sono enormi bustarelle, bisogna chiederne conto a chi c’è dietro». Soprattutto a Blatter: «Per lui il calcio è solo un business, ma spero che torni ad essere un gioco divertente, lontano dalle tangenti e dalla corruzione». Il mondiale dei veleni (e delle tangenti) è solo all’inizio.

Leggi l’articolo su Italia Oggi

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