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Il principato di Matteo: dalla lenitas alla vaselinitas

Ci fu un tempo, il tempo dei Cesari. Quello della lenitas, della misericordia verso i vinti con cui l’imperatore, forte del sangue che stillava ancora dai gladi e dagli scudi, consolidava il suo potere assoluto e totale a Roma e nelle provincie di Roma. Prima ancora della dottrina del fiorentino, Seneca aveva fatto della clementia la virtù attorno alla quale doveva ruotare la fortuna del principato. Dell’uomo solo al comando che di tutti poteva disporre e che, in virtù della sola clementia, poneva limiti al suo potere per garantirsi la benevolenza e il consenso dei sudditi.
Oggi, Matteo Renzi, che nella radice del suo cognome conserva, appunto, la sua vocazione allo scettro e al velluto color porpora, sta da solo, senza neanche bisogno dei filosofi della politica, consolidando il suo ascendente assoluto su tutto, su tutto quello che rimane dell’italico principato ridotto a provincia europea. Una sorta di Europonto.
La sua arte di fine politico ruota attorno alla vaselinitas, la dolcezza con cui tappa i buchi di bilancio, ridistribuisce, scardina, disarciona ed emenda. Quella vaselinitas che piace proprio a tutti. Non c’è, infatti, pezzo del tessuto attivo del paese che sia insoddisfatto, che provi a polemizzare, a porre questioni, a costruire una dialettica. Nessuno. Come una figura di un grande evento scenografico, gli acrobati e gli atleti sul palco hanno cambiato di colpo la loro livrea dando vita a un bellissimo gioco di colori, come fa Natura al mutar della stagione. Un unico piano monocolore, ora, riempie gli occhi, nella vista dall’alto. Tutto è fatto per la vanità del Signore che da Palazzo ammira. Il pollice non cambia verso, se ne sta ritto verso l’alto. Tutti salvi. La vaselina, d’ambrosia essenza, lenirà le ferite, mentre a corte, la saliva è l’inchiostro che ratifica le tabelle di Excel, figlio di Tasi.
Tra tutti i sudditi però, quelli di Sicilia, provincia della provincia, sono oggi quelli più distanti dal cuore dell’imperatore. Perché il governatore dell’isola non fu mai utile al potere del nuovo Cesare. A lui, al governatore della Sicilia e ai siciliani spetta solo un poco di tolleranza, che della clementia è solo un piccolo di cui.

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