L’Italia non se la passa bene. Questa è la sola cosa certa che si ha di questo 2014. I dati Istat ci offrono un quadro drammatico del sistema-paese. La recessione è forte e la crescita non sembra possibile e laddove c’è è fragile. Dal punto di vista delle imprese, la situazione è invariata rispetto al 2013 mentre l’occupazione segna ancora un calo consistente, specialmente nel Sud del Paese. In generale, il tasso di disoccupazione italiano è al 13,6% mentre quello giovanile supera il 46%.
L’emergenza italiana è il lavoro eppure sembra che in pochi se ne stiano occupando. La riforma Poletti è ferma al palo e comunque, invece di creare certezze lavorative, punta ad una precarizzazione quasi istituzionalizzata a danno dei giovani. Il sistema occupazionale resta ingessato con scarse o nulle, prospettive di miglioramento.
In questi mesi è invece stata fortissima la discussione, anche mediatica, sulla riforma del Senato. Una riforma Costituzionale che viene spacciata come “priorità” del Paese, quando in effetti non la è. Comunque, giacché si vuol affermare che è indispensabile per il Paese e che questa farà uscire tutti noi dalla crisi, allora che venga fatta bene!
Le elezioni europee hanno visto il PD stravincere, con un 40,8% di consenso tra coloro che sono andati a votare (cosa assai diversa che dire il 40,8% degli italiani!). E per poter dar man forte all’azione del Governo, Renzi e chi gli sta molto vicino, si sforza di affermare che con queste votazioni è stato dato il via libera anche alla Riforma del Senato.
Domanda: ma cosa c’entrano le elezioni europee con la riforma del Senato?
Risposta: assolutamente nulla!
Le riforme Costituzionali sono materia delicatissima. Non si può usare un qualsiasi pretesto per sostenere la volontà di un partito specifico di fare modifiche alla Carta di tutti gli italiani, di ieri e di oggi, ma soprattutto di domani. La Costituzione è un patrimonio di tutte le generazioni e della nostra storia, non si fa una riforma tanto per farla. Si fa quando serve e con una cautela assoluta.
Abbiamo visto bisticciare destra e sinistra, forze della maggioranza e minoranza, maggioranza contro la maggioranza, senatori dissidenti (a ragion veduta) silenziati e interpretazioni della Costituzione storpiate per giustificare ogni azione compiuta in queste settimane. Uno spettacolo indecoroso.
La proposta che sembra essere passata oggi è quella congiunta Finocchiaro-Calderoli con cui il Senato diventerebbe 1) non elettivo, 2) composto da 95 senatori più 5 di nomina Presidenziale (resterebbero i Senatori a vita nominati da Napolitano in questa legislatura e gli ex Presidenti della Repubblica), 3) rientra l’immunità parlamentare, 4) vengono ridefinite e redistribuite le funzioni tra regioni e Stato centrale, 5) non darà più la fiducia al Governo, 6) parteciperà comunque alla nomina dei Giudici della Corte Costituzionale e all’elezione del Presidente della Repubblica, 7) parteciperà alle riforme Costituzionali.
Insomma, una pessima riforma. Contraddittoria e anche inutile, a mio modesto avviso. Sicuramente non una priorità per il Paese e nemmeno rispettosa dei cittadini. Infine, dico anche che è una riforma pericolosa. Perché?
Prima di tutto non si comprende il senso dell’aver svuotato di funzioni un Senato, rendendolo un Senato non elettivo ma di nomina, con immunità parlamentare. Poi, non si capisce per quale motivo debbano restare i Senatori a Vita e debbano essercene alcuni di nomina Presidenziale per sette anni. Cosa più grave, secondo me, pericolosa e in contrasto con lo spirito riformista del PD, è il prevedere per un Senato di nominati la possibilità di eleggere il Presidente della Repubblica e di nominare i Giudici della Corte Costituzionale. Così come di partecipare alla discussione di riforma delle leggi Costituzionali e non. Questo produce un problema di equilibrio di poteri, di trasparenza e di legittimità delle nomine.
La riforma, se è così impostata, mi sembra un peggioramento enorme rispetto al sistema attuale che ci apre uno scenario inedito (non ignoto) che produrrà forzature, contrasti istituzionali e dubbi enormi sulla legittimità delle scelte che saranno prese.
Potrei essere totalmente in torto. Continuerò ora con le mie riflessioni, analisi e a studiare questi emendamenti. Se tutto questo però sarà confermato, credo che non ci sarà una maggioranza qualificata e si renderà necessario un referendum confermativo, cosa che io mi auguro. Sarà il popolo italiano a giudicare l’operato di questo Governo e di questo Parlamento, poi ognuno ne dovrà trarre le proprie conseguenze e responsabilità.