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La presenza cinese in Italia. Numeri, sfide e prospettive

Il premier Matteo Renzi è partito in un tour asiatico a caccia d’investimenti stranieri. Ma basta fare una passeggiata tra Corso Sempione e zona Sarpi a Milano, o tra le fabbriche nella provincia di Prato, per capire che la Cina è già presente in Italia. Le scritte dei negozi, il volto dei passanti, i profumi dei ristoranti. Sembra di essere a Pechino. Gli immigranti cinesi sono arrivati in Italia intorno agli anni ‘20, nella breve pausa tra una guerra e l’altra. I primi ad sbarcare a Milano sono stati una cinquantina di cinesi originari del Zhejiang.

IL FASCINO DEL MATTONE ITALIANO

Dopo avere conquistato il settore manifatturiero, oggi gli imprenditori cinesi scoprono l’edilizia italiana. Guardano soprattutto le città d’arte. La delegazione cinese del gruppo Vanke all’Expo Milano 2015 ha confermato l’aumento degli investimenti. L’impresa è leader del settore: fornisce mezzo milione di case e servizi a 1,5 milioni di cinesi e capitalizza circa 11 miliardi di euro. L’espansione punta verso Londra, ma anche Milano e Roma.

PRESENZA GEOGRAFICA

Le imprese individuali cinesi in Italia sono quasi 40mila. Secondo un articolo di Rita Fatiguso pubblicato sul Sole 24 ore, oltre la metà sono in tre regioni: Toscana (22%), Lombardia (18%), Veneto (11%). Gli imprenditori individuali attivi a Prato sono il 25%, a Firenze il 5,6% e a Milano il 3%; mentre la presenza cinese a Prato è del 68%, a Firenze del 27% e a Milano del 15,5%.

LE IMPRESE CINESE IN ITALIA

Tra le imprese cinesi presenti in Italia ci sono Bank of China (con sede a Milano dal 1998), Haier, Cosco o Baosteel, China Ocean Shipping Compan e Nanjing Automotive Corporation. Dal 2007 ha aperto China Milan Equity Exchange, una società di consulenza che assiste le imprese italiane che vogliono approfittare il processo di privatizzazione delle società cinesi.

PROSPERI FATTURATI

Ma più importante di quante sono è quanto producono. Nel 2008 il volume d’affari delle imprese con titolare cinese è stato di 46 milioni di euro; il secondo dopo le attività con titolari rumeni, che hanno un numero di imprese quattro volte maggiore. Gli imprenditori cinesi fatturano in media 63mila euro, dopo gli egiziani e i tunisini, mentre metà delle imprese ha un fatturato sotto i 20mila euro. Circa il 30% fattura oltre 50mila euro.

LE TIPOLOGIE DELLE SOCIETÀ CINESI

Nella sua tesi di laurea, “L’imprenditoria cinese in Italia”, Nicoletta Bressan, spiega le diverse tipologie socio-culturali delle società cinesi: “Il finanziamento delle imprese in Italia può essere sponsorizzato da parenti e connazionali emigrati in altri paesi europei, in forma diretta, attraverso prestiti finalizzati all’apertura di imprese, o cerimonie famigliari (matrimoni), che mobilitano ingenti capitali in una logica di reciprocità. Adesso, ci si mettono anche le banche cinesi”.

BENVENUTI AL SUD

Secondo un rapporto dell’Associazione Artigiani Piccole Imprese di Mestre, tra il 2002 e il 2009 gli imprenditori cinesi presenti in Italia sono aumentati del 131.1%, con picchi del 406% in Calabria, del 390,9% in Molise, del 387,5% in Basilicata e del 380% in Valle d’Aosta. Tra il 2008 e il 2011, nonostante la crisi economica, la presenza cinese in Italia è aumentata del 26%.

IMPRENDITORIA IN AUMENTO

In Italia, circa 415mila imprese hanno a capo uno straniero, secondo uno studio di Unione Camere del 2011. I cinesi, insieme a marocchini, rumeni e albanesi, sono il 56,9% dei titolari delle imprese in Italia. L’imprenditoria cinese ha un indice di aumento del 14,7%.

IL PRESTIGIO DELLA LONTANANZA

In un intervento pubblicato oggi sul Messaggero con il titolo “Renzi in Cina per cogliere insieme le tante opportunità di sviluppo”, l’ambasciatore cinese in Italia, Li Ruiyu, ha scritto: “C’è un antico proverbio che recita Major e longinquo reverentia, che letteralmente significa ‘la lontananza aumenta il prestigio’. Descrive perfettamente il legame tra i nostri popoli e il sentimento di amicizia che ci lega. Sono convinto che con lo sviluppo della striscia economica della via della seta l’Italia e la Cina vedranno i loro momenti migliori”.

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