Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Per ragionare sulla crisi del centrodestra e sui possibili rimedi è necessario partire da un’analisi del voto europeo troppo frettolosamente archiviato.
Il risultato elettorale ci consegna un Pd trionfante ed un Renzi che con tutta evidenza vince la sfida pur ottenendo in cifra assoluta meno voti di Veltroni, ed un bipolarismo che, nell’accezione del maggioritario all’italiana, si dimostra fallimentare presentandosi come un inedito scontro sistema – antisistema.
E’ questa una delle ragioni che hanno compresso lo spazio elettorale e reso indistinta l’offerta politica di Forza Italia determinandone una significativa caduta di consenso, oltre alla feroce ed inaccettabile aggressione giudiziaria subita da Berlusconi ed alla contestuale rottura interna che ha portato alla nascita del NCD.
E’ quindi alquanto evidente che Forza Italia esce dalle elezioni europee avendo il compito primario di dover ridefinire un suo ruolo chiaro ed una nuova missione all’interno di un sistema politico diverso, visto che l’elettorato, con quello attuale, ha affidato al PD – che tende a ridefinirsi come moderno Partito–Stato – il ruolo di governo ed al M5S, nonostante la flessione, il ruolo di opposizione.
Da dove ripartire? Forza Italia resta ancora, nonostante l’emorragia di voti e la perdita di appeal sul ceto-medio produttivo, il cardine attorno al quale ricostruire un vasto schieramento riformista e moderato.
Non credo sia sufficiente la semplice ricomposizione dei cocci e la sommatoria delle sigle per ricostruire una coalizione credibile e non un aggregato arlecchino simile a quello che portò Prodi a ripetuti fallimenti.
Serve, invece, un rinnovamento negli uomini, nelle idee e nei linguaggi.
Una nuova leva dovrà farsi avanti, ed essa va individuata, sostenuta, legittimata ed incoraggiata ed in questo i più saggi, dotati di esperienza e che ben sanno che la politica è fatica, studio, coraggio e responsabilità, possono e devono fare molto, ma occorre innanzitutto ripartire dalle idee, da un nuovo progetto politico capace di restituire alla politica il suo primato.
Una politica che sappia reinnestare dentro di sé il cambiamento, capace di parlare ancora di merito, di competenza, di morale ed in grado, soprattutto, di proporre una visione.
La seconda Repubblica non è mai nata. E’ stata un lungo periodo di transizione che rischia, oggi, di trascinarci verso un sistema illiberale e democratico solo a parole. Infatti, da tempo, sono evidentissime le influenze determinanti di alcune lobby economiche e finanziarie e di gruppi di potere oligarchici.
Se si vuole porre rimedio a questo stato di cose occorre ragionare attorno ad una “Grande Riforma” in grado di modernizzare ed al contempo ridare autorevolezza alla Stato ed alle sue Istituzioni per dare corso ad un “vera” nuova Repubblica, che non è certo quella immaginata dalle “riformicchie” di cui si discute oggi che, se pur andassero in porto, non sarebbero altro che un colossale imbroglio propinato agli italiani con una disinvoltura degna della miglior causa.
Forza Italia deve farsi promotrice di una fase costituente capace di ridare attraverso una nuova forma di governo Presidenziale, efficienza e governabilità, ed al contempo, una vera rappresentanza democratica dei cittadini.
Per ragionare attorno ed al di là di questi temi, è necessario un momento di alta tensione ideale ed uno sforzo di elaborazione. Serve quella che fu per il PSI la Conferenza programmatica di Rimini che viene ancora oggi ricordata come la Conferenza dei “meriti e dei bisogni”, un punto alto di elaborazione politico-pragmatica tutt’oggi ineguagliato.
Serve quindi una “Rimini” per restituire a Forza Italia quel ruolo di grande movimento liberale ed interclassista, capace di rivolgersi alle forze vive di quell’Italia in cui cresce spaventosamente il numero di coloro che vivono nella condizione del bisogno ed in cui diminuiscono le opportunità di coloro che sono portatori di merito e di talento.
Stefania Craxi