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Le balle di Grillo per controllare il M5S, da Farage ai voti online

In questi giorni Beppe Grillo ha aumentato il grado di arroganza e di fantasia in tutti i suoi post. Per fortuna, anche nel M5S, ci sono persone che hanno una loro autonomia di pensiero e che, a differenza di molti grillini “duri e puri”, tra cui Carlo Sibilia e Alessandro Di Battista, che si adeguano senza domande alle imposizioni del Leader Maximo Grillo, fanno sentire il loro disagio e disappunto rispetto alle scelte per le future alleanze al Parlamento Europeo.

Poco fa Grillo ha pubblicato sul Blog una nota di David Borrelli, in cui si dicono delle inesattezze fortissime e si accusano il PSE e il PPE di “inciucismo“.

Che la Democrazia non sia comprensibile a chi, come Grillo, usa lo streaming solo per uso personale e quando lo decide lui, che autorizza espulsioni e votazioni online quando c’è un reato di lesa maestà, o che fa incontri da leader di un partito senza essere stato eletto, ad insaputa degli eletti stessi, non mi stupisco. Ma occorre che tutti noi facciamo da contro altare a questa sua disinformazione e mistificazione del reale.

Il Trattato di Lisbona prevede che il Consiglio  tenga conto dell’esito delle elezioni europee nel dare l’incarico di Presidente della Commissione Europea. In questo caso, a differenza di ciò che viene scritto in quella nota, non c’è alcun riferimento al fatto di tenere in considerazione il sorgere di forze nuove rispetto a quelle tradizionale. Vige il principio democratico secondo cui chi ha ottenuto la maggioranza (relativa) riceve l’incarico di formare una maggioranza effettiva. In questo caso è Jean-Claude Junker, candidato del PPE, ad avere la maggioranza relativa e dunque il Consiglio, per non creare un vulnus democratico, deve concedere a lui l’incarico di effettuare le consultazioni.

Suono altrettanto buffo (tragicamente) che una eventuale alleanza tra PPE e PSE sia inciucio mentre l’alleanza tra M5S e UKIP (più la Lega Nord) sia una mossa saggia, lecita e progressista.

Dell’incoerenza, dell’ambiguità e della totale anti-democraticità delle azioni di Grillo siamo ormai consapevoli, anche molti che nel 2013 avevano votato il M5S e che oggi hanno scelto il PD o l’astensione.

Grillo usa il blog per creare una immagine ripulita di Farage e del suo UKIP, nasconde il fatto che sarà alleato anche con la Lega Nord, e attacca i leader delle altre famiglie politiche: Schulz, Junker e pure i Verdi, accusati di essere guerrafondai e illiberali. Grillo riceve le critiche dai suoi più fedeli amici, da Marco Travaglio a Dario Fo, dal giudice Ferdinando Imposimato ad Andrea Scanzi. Ma niente da fare, per lui Farage è simpatico e democratico. Lo sa bene, lo ha incontrato di nascosto, senza streaming e senza aver chiesto prima il parere alla rete, con il consueto voto online. Eppure, in questo ultimo anno questi erano stati descritti come gli strumenti irrinunciabili e distintivi del M5S.

Che fine hanno fatto? Perché i cittadini e le cittadine non si indignano di questo uso particolaristico del Movimento da parte di Grillo?

Solita storia, tutta italiana: la doppia morale, ancor più pronunciata quando è praticata dai puristi giustizialisti come Grillo. Ma tant’é. I cittadini e le cittadine, preferiscono farsi violenza e tacere, ma non offuscare la santità del loro leader. Il M5S è diventato una setta, non è più né un partito né un movimento. C’è un ideologo che ha il chiodo fisso per i colpi di stato permanenti e per il complottismo (Paolo Becchi), uno che pensa ad una nuova era da costruire con il digitale a dominare il reale (Casaleggio) e un comico che pensa di far ridere facendo politica, ma che si dimostra solo schizofrenico, ambiguo, incoerente e appunto, inaffidabile.

Ma chi è Nigel Farage? Non è il simpaticone e democratico che Grillo dipinge, loro si sentono simili forse, e allo specchio difficile riconoscersi dei difetti se si è accecati dalla presunzione di essere “puri”. Farage è un liberista puro, di quelli che non conoscono misericordia. Un ex broker della City, abituato a fare soldi proprio nel mondo della finanza che tanto è odiato da Grillo e dal M5S (la chiamavano coerenza?). Abituato a manipolare soldi e fondi, è stato pizzicato da Mirrors e The Guardian a fare spostamenti di denaro in fondi fiduciari in paradisi fiscali.

Come si posizionano quelli del M5S rispetto a questa vicenda? Accusano in Italia il PD e gli altri partiti di approfittare della loro posizione, eppure fanno alleanze in Europa non solo con il gruppo della Lega Nord, ma anche con un signore che della speculazione ha vissuto, che usa i rimborsi per ogni cosa (considerato un gran sprecone) e che fa giochi con fondi fiduciari per non pagare le tasse.

Alcuni dei miei amici a 5 stelle usano due pesi e due misure. A Farage si perdonano molte cose, al PD no. 

Farage e il suo movimento sono anche xenofobi e razzisti, misogini e omofobi eppure anche questo non basta per convincere Grillo che qualche cosa non va. Che ha sbagliato la valutazione, che non può fingersi puro e duro a casa, e malandrino in Europa.

Per una rassegna delle tante oscenità dette da alcuni esponenti di spicco di questo movimento, rimando agli originali trovati da Saverio Tommasi.

Un’ultima nota che è anche una provocazione (o una esortazione), se il popolo online voterà, la domanda da porre non può essere un aut-aut del tipo “Farage sì, Farage no”, un vero movimento democratico e che dà voce ai cittadini dovrebbe chiedere “con quale partito volete che ci alleiamo?”. Chi lo dice a Grillo e ai suoi grillini duri e puri che la maggioranza dei suoi elettori online non vogliano un’allenza con il PSE o con il PPE?

Sta a loro decidere, non a Grillo limitare la loro scelta. O indirizzarla con giochi di prestigio e informazioni mascherata e univoca.

Democrazia sì, o democrazia no?

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