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Le mie previsioni per l’economia italiana

trilemma

Nelle previsioni di Economia Reale, la crescita del Pil nel 2014 si fermerà ad un modesto +0,3% e potrebbe portarsi all’1% all’anno tra il 2015 ed il 2018. Il livello reale del Pil del 2007 (prima della crisi) sarebbe raggiunto soltanto nel 2022. Il tasso di disoccupazione, dopo il picco del 13% di quest’anno, ritornerebbe al 7% del 2007 nel 2023. Il Deficit pubblico non raggiungerebbe mai “zero” ed il rapporto Debito pubblico/Pil, dal 134% di quest’anno, scenderebbe a poco meno del 130% nel 2018, ben lontano da quanto prescrive il Fiscal Compact. E’ questo un quadro di ripresa fragile ed insufficiente a fronteggiare le gravi condizioni economiche e sociali che si prolungano ormai da sette anni.

E’ necessario allora chiedersi quale strategia di riforme strutturali e di spostamenti significativi nelle poste del bilancio pubblico (tra le diverse voci di spesa e di entrata) è necessaria per accelerare la ripresa in modo da anticipare i tempi di uscita dalla crisi… “cinque anni prima”, cioè nel 2017/2018.

LA LEGGE DI STABILITA’

Entro il prossimo settembre il governo Renzi dovrà presentare la sua Legge di Stabilità. Al fine di contribuire ad un concreto e positivo confronto abbiamo pertanto articolato una “proposta”. Si tratta di tagliare la spesa corrente in due specifiche voci: acquisti di beni e servizi e trasferimenti a fondo perduto. Si libererebbero così circa 38 miliardi di risorse (più o meno quanto indicato dal Commissario Carlo Cottarelli) che permetterebbero di ridurre le tasse su famiglie e lavoratori per 15 miliardi e sulle imprese per altri 15 miliardi, aumentando gli investimenti pubblici infrastrutturali per circa 8 miliardi.

Sulla base di questa strategia, la crescita del Pil potrebbe attestarsi attorno al 2% all’anno a partire dal 2015. Di conseguenza, il livello reale del Pil del 2007 ed il tasso di disoccupazione si riporterebbero ai livelli del 2007 nel 2018. Sempre entro il 2018, il Deficit pubblico verrebbe azzerato ed il rapporto Debito/Pil scenderebbe a circa il 120%, riducendosi di oltre 14 punti rispetto ad oggi. Non sarebbe rispettato alla lettera il Fiscal Compact, ma sarebbe ben difficile assegnare all’Italia una procedura di infrazione alla luce dei progressi solidi e strutturali così realizzati.

COME AGIRE SUL DEBITO PUBBLICO

La riduzione del Debito Pubblico, come noto, non è soltanto una prescrizione dell’Unione Europea, ma soprattutto una esigenza “interna” italiana per ridurre il macigno di interessi che dobbiamo pagare ogni anno. Abbiamo allora prodotto due ulteriori simulazioni: una “interna” all’Italia ed una “esterna”.

UNA STRATEGIA

La prima consente una forte riduzione del Debito Pubblico attraverso lo strumento del Fondo Immobiliare Italia al quale trasferire per legge gli immobili di tutte le pubbliche amministrazioni e messo in grado di anticipare finanziariamente (con emissione di obbligazioni convertibili in azioni) i tempi lunghi della vendita del patrimonio immobiliare. Con la prima tranche nel 2015 si dovrebbero pagare tutti i debiti pregressi delle PA verso le imprese per circa 80 miliardi di euro. Le successive andrebbero direttamente a ridurre il Debito.

La seconda si riferisce alle decisioni della Banca Centrale Europea mirate ad evitare una pericolosa deflazione ed a riportare l’euro verso un cambio più “terrestre” ($/€ 1,1) e meno “lunare” ($/€ 1,4).

QUALI RISULTATI

Con la Legge di Stabilità proposta, l’abbattimento del Debito e l’euro in discesa la crescita del Pil si collocherebbe in modo stabile sopra il 3% all’anno. Il livello del Pil ed il tasso di disoccupazione del 2007 potrebbero essere raggiunti già nel 2017. Il Deficit pubblico sarebbe azzerato a fine 2016 ed il rapporto Debito/Pil andrebbe sotto il 100%. Non solo sarebbe rispettato il Fiscal Compact, ma potremmo realizzare progressi solidi e strutturali che consentirebbero un ulteriore risparmio di interessi pari ad almeno 20 miliardi di euro all’anno.

www.economiareale.it
www.mariobaldassarri.it



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