Ora o mai più. Adesso oppure la palude sommergerà attese e speranze.
I risultati elettorali – prima le Europee, oggi le comunali – non consentono di traccheggiare o di disquisire troppo in analisi e preamboli. Per questo, chi ha davvero cuore, mente e coraggio per scuotere leader e leaderini del versante moderato e per indicare una rotta unitaria per popolari, liberali e conservatori, è giunta l’ora di passare dalle parole ai fatti.
Ai 500 e passa firmatari dell’appello per una Leopolda Blu, e per un Contratto per il Centrodestra (anche se la dizione non è delle più affascinanti), fermarsi adesso è un po’ morire. Perché la prospettiva, dopo la scoppola delle Europee e la scoppoletta delle comunali, è chiara: una variegato fronte di anti Renzi costituito da una mezza dozzina di partiti e partitini, con una decina di leader che si guardano per lo più in cagnesco, tutti intenti a coltivare il proprio orticello partitico, in una sfida a chi la spara più grossa per avere più voce e voti, oltre che per segnalare ancora la propria esistenza.
E’ questa, infatti, lo scenario che s’intravvede per chi non è convinto che le soluzioni a 5 stelle siano quelle più azzeccate per l’Italia e per chi non si è convinto che il Pd sia davvero come lo immagina il riformatore e baldanzoso Matteo Renzi.
Chi, invece, pensa di non rassegnarsi a una coalizione moderata e frastagliata, con un mosaico di idee e ideuzze, spesso contraddittorie, e leadership in picchiata o solo mediatiche, può davvero contribuire a indicare una rotta unitaria, a elaborare un manifesto di idee e a lavorare per un programma condiviso. Per costruire e non per distruggere. Per unire e non per seminare zizzania.
Chiamiamola Leopolda di centrodestra, Laboratorio Italia, Sveglia Italia – chiamatela come vi pare – ma serve uno scossa per evitare apatie e atarassie.