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Quella maledetta partita contro l’Uruguay

Fu il calcio a fare del male a lui. Lo gettò in quella stessa rete che si gonfiò a pochi minuti dalla fine, quella maledetta partita contro l’Uruguay. E in quella rete lo imprigionò per cinquant’anni, quanto un ergastolo. Da quel giorno non ci fu tifoso che non lo evitasse per strada. Pure il colore della pelle gli venne rinfacciato. Come se quel gonfiarsi della rete fosse un problema cromatico. Perse tutti gli amici. Al suo funerale non partecipò neanche un calciatore. Così morì un venerdì di Aprile del 2000 Moacir Barbosa. Il più forte portiere che il Brasile abbia mai avuto. Nero, con la faccia buona.
Di lui si servì la sorte per farsi beffa del Brasile in quella finale del Mondiale del 1950 a San Paolo in un Maracanà colmo di più di centomila persone. Tutte in lacrime quando Ghiggia trova il varco tra la mano di Barbosa e il palo. Da allora il Brasile cambiò perfino i colori della maglia. Dal bianco a verdeoro. Nunca mais.

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