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Matteo Renzi e l’effetto 40,8%

Il 40,8% sta avendo i suoi effetti. È innegabile, il colpo è stato davvero duro. Tremendamente duro! Tanto da aprire una nuova fase in tutto lo scenario politico. L’idea dell’allineamento e della corsa verso il Premier tradisce un senso di frustrazione che accomuna la maggioranza del Parlamento (se alle opposizioni si sommano i malpancisti del PD) e cela, neppure troppo velatamente, la volontà di farla pagare “cara” al ragazzino di Rignano sull’Arno.

Il fatto è che Renzi, al di là del “vento in poppa” che lo sospinge anche in Europa (da cui tornerà, se non carico di doni per tutti, con un discreto gruzzolo di poltrone sempre preziose per consolidare un potere, di per sé, già “travolgente”), ha dalla sua la «forza della necessità».
L’impossibilità di rinunciare alle riforme è la freccia spuntata in mano agli avversari (e agli alleati) e, per contro, il tappeto rosso steso sotto i piedi del Premier.
La mossa tattica di Grillo ha spiazzato soprattutto il Cavaliere e la “politica dei due forni” che, dal novembre scorso, Forza Italia ha messo in campo.

Ed il cerino che Renzi aveva ereditato (non senza qualche arroganza) dal “compagno” Letta adesso è nelle mani dei sui detrattori i quali, rintontiti dalla “batosta” psicologica delle europee, si sono infilati in un autentico ed imbarazzate cul-de-sac.
L’idea di guerreggiare per accreditarsi presso il «principe», descrive a dovere il vuoto di prospettiva politica che regna nel campo dell’opposizione globalmente intesa.
D’altronde la scena è occupata: mediaticamente, politicamente, ma anche -e soprattutto- idealmente.

Oggi sul tappeto ci sono le riforme di Renzi. Punto! Di altro non si parla, perché non si dispone. Questo è il problema e il limite. Anche il “democratellum” è, evidentemente, una foglia di fico. Come lo sono state la rinuncia a parte dello stipendio di deputati e senatori 5 stelle o la restituzione del finanziamento pubblico. Spot, non un programma di governo alternativo e credibile.
Oggi tutti sono chiamati a confrontarsi con l’agenda Renzi (l’unica che c’è) e chiunque tenterà -a qualunque titolo- di abbandonare la nave sarà, facilmente, additato presso e dall’opinione pubblica come il “sabotatore” della Nazione.

I tempi della bicamerale dalemiana e i veti, più o meno strumentali, sono definitivamente andati.  Adesso servirebbe ciò che non esiste: una proposta altra.
Morale: le riforme si faranno, la necessità lo impone. E Renzi sarà, inevitabilmente, il vincitore. L’unico vincitore. Resterà quindi da capire se anche l’Italia ne uscirà vincente. Ma il tema non è all’ordine del giorno, soprattutto, per l’opposizione.


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