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Perché non deve sconfortare troppo il calo della fiducia dei consumatori

La fiducia dei consumatori è tornata a calare a giugno, a 105,7 da 106,2 di maggio. La flessione non ci stupisce in quanto, in controtendenza rispetto al consenso, ci attendevamo una correzione “fisiologica” dopo l’impennata vista tra marzo e maggio, che aveva portato l’indice ai massimi da oltre quattro anni. Il livello resta comunque superiore alla media di lungo termine (103,9).

VALUTAZIONI E ASPETTATIVE

Non a caso, a correggere maggiormente sono le componenti che più si erano impennate nei mesi precedenti, ovvero le valutazioni sul clima economico generale (mentre il clima personale migliora lievemente) e le aspettative sul clima futuro (mentre molto lieve è la flessione del clima corrente). Da notare che tornano ad aumentare, come non accadeva dallo scorso novembre, i timori delle famiglie sulla disoccupazione, dopo il calo che aveva portato l’indice ai minimi da quasi sei anni (segnalavamo i mesi scorsi che tale recupero ci sembrava “anomalo” e non coerente con la fase di persistente debolezza del mercato del lavoro).

COSA MIGLIORA COSA NO

Il resto dell’indagine è “misto”: migliorano sia i giudizi che le attese sulla situazione economica dell’Italia mentre peggiorano le valutazioni sia correnti che prospettiche sulla situazione economica delle famiglie, aumentano le opportunità sia attuali che future di risparmio ma peggiorano i giudizi sul bilancio famigliare e diminuiscono le opportunità di acquisto di beni durevoli. Infine, dopo il deciso calo degli ultimi due anni, rimbalzano dai minimi sia i giudizi che le attese sull’andamento dei prezzi al consumo (in particolare le attese tornano in positivo dopo che a maggio avevano fatto segnare il secondo valore più negativo negli oltre trent’anni di rilevazione della serie). Un segnale che il rischio di deflazione vera e propria resta contenuto, e che non vi è evidenza del fatto che le famiglie stiano rimandando gli acquisti a causa del rallentamento dei prezzi.

NESSUN CAMBIO DI TREND

In sintesi, la correzione di giugno della fiducia dei consumatori è “fisiologica” e a nostro avviso non cambia il trend di ripresa del morale delle famiglie, coerente con un recupero della spesa per consumi. Anche i dati sulle vendite al dettaglio di aprile (+0,4% m/m: massimo dal gennaio del 2012; +2,6% a/a: record da tre anni), sebbene viziati dalla Pasqua nel mese, introducono qualche elemento di maggiore ottimismo sulle prospettive per i consumi. Occorrerà aspettare i dati di maggio e giugno per quantificare quanto abbia contato l’effetto-Pasqua sui numeri di aprile, e soprattutto verificare l’eventuale impatto del bonus Irpef sulla spesa delle famiglie.


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