Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Rai Way, perché tutti vogliono le Torri di Stato nel mirino di Renzi

Revocato lo sciopero dell’11 giugno per protestare contro la scudisciata renziana di 150 milioni, l’attenzione della Rai (e non solo della Rai) è tutta concentrata sulla controllata Rai Way e sull’ipotesi di cessione di una quota di minoranza, per pareggiare i conti e dare avvio alla riforma che porterà la tv di Stato a essere più moderna ed efficiente.

COS’E’ RAI WAY

Basterà la vendita della società che possiede le torri di trasmissione a garantire questo ambizioso risultato? I pareri sono discordi, ma partiamo dal principio. Cosa fa Ray Way? Gestisce il patrimonio di know how e infrastrutture che rende possibile che il segnale radio e tv arrivi nelle case degli italiani. È il soggetto che si è occupato della recente conversione al digitale terrestre. Ma è anche una società in grado di fornire a clienti terzi la struttura per far viaggiare segnali audio e video, dalle redazioni periferiche a quella centrale, fino alle case degli utenti finale. Ed è, a differenza della sua controllante, un piccolo gioiellino, secondo gli stessi addetti ai lavori. Almeno a leggere i conti 2013. “L’utile netto si è attestato a 11,8 milioni di euro – riporta il sito del gruppo – in aumento rispetto a quello del periodo precedente di 8,5 milioni di euro. I ricavi di Rai Way sono risultati pari a 219,2 milioni, di cui 182 derivanti dalle attività svolte per il gruppo Rai”.

LE POTENZIALITA’

Ed è chiaro che questo asset abbia potenzialità grandissime. La principale è rendere possibile il progetto che trasforma la divisione della tv pubblica in un gestore di telecomunicazioni, progetto che esiste già dal 2006. “La metamorfosi della Rai – scrive Il Fatto Quotidiano – è tecnicamente possibile e poco onerosa perché sfrutta i ponti di Rai Way per creare il primo network italiano di punti d’accesso senza filo alla rete (hot spot wi-fi). Una rete capace di coprire anche le aree più remote del Paese. Ray Way può infatti contare su 2.200 siti diffusi capillarmente sul territorio nazionale. Di questi almeno 150 sono strutturati in modo da redistribuire segnali alle isole a a distanza di oltre 400 chilometri”.

I PRECEDENTI TENTATIVI

Di questo immenso potere insito nella società si era accorto qualcuno ancora prima del 2006. Lo ha ricordato di recente Stefano Cuppi sul Corriere delle Comunicazioni: “Mentre il neo ministro Maurizio Gasparri scriveva (nel 2001) a Crown Castle la celebre lettera nella quale il Governo italiano, adducendo motivazioni di carattere “strategico”, respingeva l’offerta di 724 miliardi di lire per il 49% di Rai Way, Alessandro Falciai stava lanciando DMT per gestire gli apparati trasmissivi di Mediaset. Nel 2004 DMT è stata quotata in Borsa e successivamente, nel 2011, fusa con lo spin off delle torri di Elettronica Industriale. Oggi EI Towers capitalizza oltre un miliardo di euro. Mediaset, ringrazia per non essere stato disturbata e alla bisogna passa all’incasso”. Cosa era successo? Le cronache di questi giorni si sprecano: l’operazione era iniziata con il placet del governo di Giuliano Amato, ma nel maggio del 2001 viene eletto Silvio Berlusconi nuovo premier. Il suo ministro risponde picche agli americani. Poi l’11 settembre e il disastro che ne conseguì allontanarono definitivamente gli aspiranti compratori.

LE VALUTAZIONI DEGLI ANALISTI

E pensare che gli 800 miliardi di lire corrispondevano quasi al doppio dell’attuale valutazione del 49% di Ray Way. Ed è per questo che la parola “svendita” è circolata vorticosamente nelle cronache recenti. Ora però la vendita è diventata quotazione in Borsa. Le stime fatte dagli analisti del gestore delle torri sono abbastanza variegate e si passa dai 600 milioni di Mediobanca (a metà del 2013) al miliardo. Insomma nelle casse della tv di Stato entrerà al massimo mezzo miliardo. Ad assistere la società nel progetto di quotazione ci sarà Leonardo & co, la società di consulenza di proprietà di Banca Leonardo. Entro fine anno sul mercato dovrebbe arrivare una quota del 30-40% con un’offerta pubblica di vendita (opv).

CHI VUOLE LE TORRI DELLA RAI

In ogni caso la possibilità di una scalata è sempre dietro l’angolo. Perché i soggetti interessati sono potenzialmente una lunga fila, come ricordava solo qualche giorno fa Il Fatto: dagli “spagnoli di Abertis che hanno appena acquistato le torri telecom da Atlantia (Benetton) e hanno già una infrastruttura di proprietà simile in Spagna. Ei Towers (di cui Mediaset ha il 40%) nel pieno di una campagna acquisti per il consolidamento e la diversificazione che la vede in corsa anche per le torri di Telecom Italia. Ma anche le stesse società media da Sky a Mediaset arrivando fino a Cairo. Per non parlare dei fondi di private equity che investono in infrastrutture come il fondo F2i di Vito Gamberale, partecipato e socio della Cassa Depositi e Prestiti nell’avventura telecom di Metroweb, o la francese Ardian (ex Axa Private equity)”.

Un fermento giustificato anche dal necessario consolidamento che interesserà, per forza di cose, il sistema delle torri di trasmissione italiano, guarda caso il più indietro rispetto al resto dell’Europa.

//

CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter