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Renzi guascone, Di Maio umile. Analisi dello streaming Pd-M5S

Tutto un altro film. Quello andato in scena oggi tra Pd e M5S è stato un round completamente differente rispetto ai tre precedenti incontri. Formiche.net lo ha analizzato insieme a Giovanni Laccetti, autore tv ed esperto di filosofia del linguaggio.

L’UMILTA’ DEI 5 STELLE

“Sembrava un dibattito cronometrato americano”, rileva lo studioso che ha notato cambiamenti nello stile comunicativo in entrambi gli schieramenti: “Molto più umile il M5S, Luigi Di Maio si conferma un ottimo comunicatore, non ci fosse stato Renzi si sarebbe ‘mangiato’ la delegazione del Pd”. Discreta performance anche per l’esperto di sistemi elettorali Danilo Toninelli “che si dimostra un buon tecnico”.

RENZI GUASCONE
“Meno slogan per Matteo Renzi che questa volta entra più nel merito della questione – spiega Laccetti – anche se non perde il suo stile da guascone che però piace al suo elettorato di riferimento”. La presenza del presidente del Consiglio fino all’ultimo è stata incerta ma “ha fatto benissimo ad andare perché è stato il protagonista assoluto, rendendo figurante la delegazione democrat. Il nome con cui ha ribattezzato la legge elettorale dei 5 Stelle, ‘Toninellum’, probabilmente da oggi entrerà nel gergo giornalistico, questa è una sua vittoria”.

UNA TRASMISSIONE TV

Il faccia a faccia ha posto di fronte due idee diverse di partito, “il partito personale vs. i portavoce dei cittadini – chiarisce l’esperto – ma in comune tra entrambi gli schieramenti c’era la consapevolezza che quello non fosse un vero incontro politico ma una trasmissione tv. Sia Renzi che Di Maio all’inizio del confronto si sono rivolti al pubblico a casa”.

SE CI FOSSE STATO GRILLO…

Certo, la mancanza di Beppe Grillo si è sentita parecchio, ammette Laccetti ma “il prossimo passaggio è verificare se l’evoluzione dei rapporti tra Pd e M5S si rifletterà anche in quelli tra i suoi leader Renzi e Grillo o se invece prevarranno il caos e l’aggressione verbale dello scorso febbraio”.



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