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Riforma PA, ovvero della disintermediazione realizzata

“La mia indipendenza che è la mia forza implica la solitudine che è la mia debolezza”
(Pier Paolo Pasolini)

Venerdì prossimo il Governo dovrebbe approvare una corposa riforma della Pubblica Amministrazione, annunciata alla fine di aprile. Una riforma che solo il giorno prima sarà presentata alle Parti Sociali. Sembrerebbe la pietra tombale sulla pratica della concertazione.

In compenso, da quando la riforma è stata annunciata, il Governo ha ricevuto al suo indirizzo rivoluzione@governo.it un numero impressionante di mail – a fine maggio erano già ben oltre 20.000 – ciascuna delle quali, ha assicurato il Ministro Madia, sarà letta e tenuta in considerazione.

E con questo la totale disintermediazione tra governo e cittadini è realizzata.

Sul che si potrebbe anche esprimere qualche perplessità. Perché se è vero che la concertazione ha portato, con il passare degli anni, a un “indecisionismo” sempre più spinto e sempre meno sopportabile per la vita pubblica, è altrettanto vero che la rappresentanza sociale continua ad evolvere e a giocare un suo importante ruolo, del quale potrebbe rivelarsi rischioso fare del tutto a meno.

Venendo poi al merito della riforma, e premesso che non è possibile sapere quale delle decine di migliaia di suggerimenti popolari sia stato integrato nell’articolato di legge, l’auspicio è che si vada oltre i famosi 44 punti presentati a fine aprile. Condivisibili, certo, ma forse centrati troppo e solo sulle misure più mediatiche, a partire dai discorsi relativi ai dirigenti pubblici, a gli sprechi e alla trasparenza.

Anche senza mandare mail, mi sembra utile ricordare gli altri temi sui quali da tempo CONFASSOCIAZIONI richiama l’attenzione dei governi: totale eliminazione della carta dalla PA, una misura che secondo stime di grande attendibilità potrebbe consentire risparmi per oltre 40 miliardi l’anno, adozione immediata ed obbligatoria per tutti dei costi standard con appalti centralizzati CONSIP, creazione di una “Linkedin” nazionale di tutti dipendenti pubblici che renda reale e realizzabile una mobilità non vessatoria in termini di riapplicazione concreta delle competenze reali.

È un programma che sappiamo essere ambizioso, ma allo stesso tempo innovativo e pragmatico. Ed è secondo CONFASSOCIAZIONI l’unico modo per realizzare realmente quella riforma, anzi quella vera e propria rivoluzione della PA della quale l’Italia non può più fare a meno.

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