Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Una sera a Cascina Langa. Indonneveritas.

Le Langhe sono colline dove edificare proprio non si può. Sono colline, quelle delle Langhe, più alte di quelle del vicino Monferrato, colline di terra che si sfalda, e che di pali di fondazione proprio non vogliono sentirne parlare. Eccetto per quei pali su cui, come cime, i viticci cercano sicuro l’ormeggio. Cascina Langa offre delle Langhe il miglior punto di osservazione. E se non credete a me, credete a Beppe Fenoglio.
Sabato a Cascina Langa è andato in scena il primo di un ciclo di eventi, tutto al femminile, dedicati alla memoria, alle radici, alla terra. All’identità. La vita e la morte, il vino, quella resistenza, anche senza partigiani, che significa sforzo interiore, profondo, quello di custodire un luogo per specchiarci l’anima. L’istinto tutto materno di abbracciare la vita anche quando questa è fuori dal grembo. Un percorso esperienziale ricco di suggestioni tra letteratura, poesia, musica che si prende cura anche dei palati più esigenti grazie alle creazioni dello chef Anna Blasco.
Una bravissima Erika Urban ha introdotto la serata recitando un monologo scritto da Alessandra Morra. Mentre il grande occhio arancione andava lentamente nascondendosi dietro alle Alpi, sullo sfondo, Erika ha evocato tra le mura di Cascina Langa altre donne di Langa. Le streghe, ovvero le masche, che si sono accomodate in sala assieme agli altri ospiti. E ha sparso quell’aria autunnale, un po’ umida, di stoppie bruciate e di siero bollente. Ecco perché l’antipasto, poi, quel fiore di zucchina ripieno pareva proprio il più prelibato dei cappelli da strega.
Tantissimi gli ospiti sotto il comune denominatore del bello. Il trio Soledonne che ha cantato canzoni della tradizione corsa accompagnate da Roberta Castoldi, l’altro deus ex machina assieme con Alessandra Morra di Indonneveritas. Quindi Arianna Occhipinti che a Vittoria, a fossa di Lupo, fa un vino che si chiama SP68 e che porta il nome della strada che attraversa le sua masse vinose. Una giovane siciliana che ha scritto la sua storia di resistenza in musica su di una partitura quella dei filari lì, a due passi dal Magliocco di Comiso, in Sicilia, dove è nata e cresciuta. Una partitura di successo, le sue etichette infatti sono già note in tutto il mondo. E che grazie a Sara Tardelli, giornalista di Radio24 (scuola Minoli), si è svelata un po’ di più.
Poi, Franco Loi. L’atto di resistenza certamente più grande è quello di dar voce a un poeta. Perché se per fare un buon vino occorre far entrare anni di storia e di tradizioni dentro a un acino, la goccia di rugiada caduta in un verso è capace di contenere tutta la vita dell’umanità tutta.

Come mi piace il mondo! l’aria, il suo fiato!
gli alberi, l’erba, il sole, quelle case, le belle strade,
mi piace il salso del mare, le matte stupidate,
i calici tra gli amici, gli alberi nel vento,
e tutte le cose di Dio, anche le piccolezze,
e i tram che passano, i vetri che risplendono,
le spalle che vanno di fretta a occhi bassi,
la donna che ti turba i sentimenti:
è lí il mondo, che sembra aspettarsi
che tu lo guardi, che gli dai retta,
poiché lui c’è sempre, ma è facile dimenticarlo,
distrarsi nei pensieri, essere addormentati[…]

CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter